Cantanti come figurine dei calciatori, moltissimi "celo" e pochi "manca": «Laura e Giorgia non potevano venire» (la news dell'ultim'ora è che invece Giorgia ci sarà! Il 12 settembre, ndr), «gli altri mi hanno detto "sì" più o meno tutti». In uno squarcio di estate milanese, saltellante miraggio in un cortile rovente, a Elisa Toffoli da Monfalcone - premiata con un Gioia Smart Award nel 2016 -brillano gli occhi mentre snocciola le virtù (e tace, garbatamente, i vizi) del gotha dei musicisti italiani. Chiamati a raccolta, han risposto all'appello per essere con lei sul palco il 12, 13, 15 e 16 settembre all'Arena di Verona, per Together here we are: la festa per i 20 anni di carriera (e i suoi 40, in arrivo a dicembre).

«Un tempo erano i manager a parlarsi tra loro, le cose erano meno fluide. Dopo eventi come Italia loves Emilia e Amiche per l'Abruzzo, siamo diventati una vera music community», racconta loquace mentre delinea i contorni dei quattro – ambiziosi, attesissimi – concerti collettivi: «Un mix di mie hit e classici italiani e internazionali, in duetto con i miei amici». La prima serata (con il marito Andrea Rigonat a fare, oltre che da chitarrista, da direttore artistico) ha un taglio pop-rock; la seconda, acustico-gospel; le ultime due vedranno all'opera, assieme alla band, un'orchestra di 70 elementi.

Quattro serate, scalette diverse, decine di ospiti a rotazione. Praticamente uno tsunami.

Come preparare un matrimonio. Del resto questi concerti sono la festa di quel che mi è successo fin qui; se fossi da sola non avrei niente da festeggiare. Ho la pancia come in quell'attimo prima di una montagna russa: tutto in sospeso, prima della vertigine.

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Flavio&Frank

Sta per compiere 40 anni. Le capita di fare bilanci?

Poco. Per natura non ho una chiara concezione del tempo e dello spazio. Navigo a vista e sto nel "qui e ora". Cerco di passare sempre attraverso il cuore, anche se comporta deviazioni rispetto alla strada più dritta.

Com'è cambiata in 20 anni?

Ero inconsapevole, forse meno selvaggia; come tutti i ventenni, ansiosa. Tenevo a freno l'istinto e cercavo di stare nei ranghi. Oggi tendo molto alla semplicità ma per arrivarci continuo a fare percorsi sofisticati.

Musicalmente, dice?

Non solo. Ho una testa strana, mainstream ma colorata.

Ha rimpianti?

Per fortuna sono molto assorbita dal presente, indietro non ci vado tanto. A volte, come tutti, ho delle malinconie.

Se guarda avanti, invece?

Il mostro è uguale per tutti, pure un po' peggio per noi musicisti, perché trattiamo una materia inafferrabile. Le domande che ti fai sono sempre le stesse. Avrò ancora la forza di creare, di trovare qualcosa di nuovo?

Prima ha detto che naviga. Quali sono i suoi fari?

Gli U2. Mi chiedo: ma come fanno a cavalcare il tempo come Highlander, indicando di continuo una possibile strada? E poi, se guardo lassù vedo i Beatles, o Einstein.

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Ha detto poco.

Non perché sono brava come loro! Ma insomma cerco sempre da un lato equilibrio, dall'altro integrazione. È per questo che mi permetto di fare tutto, anche Amici. Non mi piace stare dove mi dicono che dovrei stare.

Ad Amici peraltro sono venuti a trovarla degli insospettabili. Renato Zero, Francesco De Gregori.

Ci saranno anche a Verona. Per me sono due colonne portanti della musica italiana. Renato per me è un genio, rappresenta un anello che si ricongiunge, mia sorella lo ascoltava sempre in cameretta e quindi in qualche modo sono cresciuta con la sua musica. Straordinaria, sempre avanti, sempre fuori dagli schemi!

De Gregori per me è Dio, ci sono fasi della vita in cui tutto quello che faccio è sentire certe sue canzoni in loop. Insieme faremo una versione di Buonanotte fiorellino che ho arrangiato per lui, un po' alla Tim Burton, con dei campioni di orologetti al posto della ritmica e tutto il coro di 50 voci. A pensarci dici: prima piango, poi muoio.

A Verona ci sarà anche Emma...

Una delle belle sorprese dei tre anni ad Amici. Emma è speciale, una grande amica e una grande professionista, instancabile artisticamente. Siamo sicuramente diverse, ma c'è un'enorme stima reciproca, sia umana che professionale, ed è come se in qualche modo ci completassimo a vicenda. È anche un'interprete straordinaria con un carisma che buca lo schermo, ma se senti solo l'audio... beh, ti rendi conto che non sbaglia una nota. Ci piacciamo anche se siamo diverse: io sono la gipsy, lei butta tutto sull'attitude e sul fisico, ma sotto sotto è molto centro sociale, rock'n'roll e caciarona.

Le leggo dalla lista degli ospiti ai concerti di Verona: Mario Biondi.

È la magia del soul. Siamo tutti innamorati di Mario Biondi, del resto anche sua moglie: ci ha fatto otto figli.

Luca Carboni.

È la magia della poesia urbana contemporanea. Dovrebbe essere patrimonio Unesco.

Carmen Consoli.

Sa raccontare una femminilità dolente, esposta, autentica come nessuno. Per me è una grande ispirazione.

Gino Paoli.

Anche se non tutti lo sanno, è nato a Monfalcone, come me. Era giurato a Sanremo quando ho vinto il Festival, abbiamo cantato assieme Il cielo in una stanza, io ero una ragazzina. Mi è passata tutta la vita davanti.

Giuliano Sangiorgi.

Ascolta i miei demo e io i suoi, facciamo lunghe cene in cui parliamo di musica. Tra noi è una cosa sia mentale che di cuore, gli voglio bene e so che anche lui.

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LP, al secolo Laura Pergolizzi.

Super, nella giusta connessione con quel che la circonda. Piace molto alla mia migliore amica, la mitica Roby.

Un'altra musicista?

No, è psicologa. Per lei ho scritto un quarto delle mie canzoni più famose. Ma non siamo innamorate.

Raccontati da lei sembrano tutti simpatici.

In fondo siamo dei bonaccioni, non stiamo salvando vite umane, la nostra ambizione è far cantare e ballare. Allora i concerti di Verona per me sono il momento dell'harvest, dove raccolgo i frutti di 20 anni di quaderni pieni di canzoni scritte a mano.

Esistono momenti in cui non fa musica?

A casa cerco di trattenermi. I miei figli non vivono in mezzo a Elisa, non ci sono mie foto dal vivo o con i colleghi appese qua e là, solo foto di famiglia. Non c'è la mia musica a cannone, se devo suonare vado in una stanzetta quando i bambini dormono.

Rispettosa.

Non voglio essere più invasiva di quel che già sono. Già i miei figli dovranno mettere da qualche parte la figura impegnativa della loro mamma. Sono ingombrante pur non volendo, cerco almeno di evitare la sovraesposizione. Che poi, comunque, il Dna non mente: Emma e Sebastian, così piccoli, sono bravissimi a fare la beat box (la capacità di riprodurre i suoni di una batteria e altri strumenti con la bocca, ndr), chi l'avrebbe detto?

Cosa direbbe alla se stessa di 20 anni fa?

Elisa, molla la presa.

Oggi è felice?

Effettivamente sì. E la felicità è troppo bella per tenersela stretta. In più, secondo me, è anche contagiosa.