Non ricordo com'ero vestita, quando uscendo da un'intervista pensai che potevo anche smettere di fare questo mestiere, tanto ormai il più figo del mondo l'avevo incontrato. Ricordo però perfettamente che l'allora sessantaseienne più figo del mondo aveva un maglione blu, con dei buchini da tarli di quelli che solo i più fighi del mondo possono permettersi di non far rattoppare.

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Quand'è che Jack Nicholson è diventato Jack Nicholson? Per me, nei pomeriggi dei sedici anni, quando il tizio di cui ero innamorata, un diciannovenne che si dava arie da poeta maledetto, mandava a ripetizione il vhs di Shining. Chiunque altro avesse riempito fogli e fogli di "Il mattino ha l'oro in bocca" mi sarebbe sembrato un cretino; lui no: era Jack Nicholson, poteva permettersi tutto (l'aspirante poeta maledetto non capì mai questa fragile distinzione: non puoi darti toni da spezzacuori ghignante, se non hai il ghigno naturale di Jack). Ero somara a scuola, ma secchiona coi gusti di quelli che mi piacevano: approfondii la filmografia dell'uomo con l'oro in bocca, e incappai in Conoscenza carnale. Se non l'avete mai visto, chiudete il giornale e procuratevi un dvd, ci vediamo tra due ore e mi ringrazierete. Conoscenza carnale non è un film con Jack Nicholson: Conoscenza carnale è Jack Nicholson. Art Garfunkel e Jack sono migliori amici e compagni d'università. Art si fidanza con Candice Bergen, che però non vuole andarci a letto. Jack la contatta di nascosto. Lei, stronza come sappiamo esserlo noi donne, va a letto con Jack e resta castamente fidanzata con Art (che poi sposerà). La storia prosegue negli anni con Jack sempre più irrequieto, tentati scambi di coppia, tentati suicidi, e dialoghi tra i più belli della storia del cinema. La tesi del regista Mike Nichols era che le storie si dovessero capire dalle prime parole che sentivi, e in effetti il film comincia nella cameretta dei due studenti, col povero Art che dice «La bellezza non è tutto», e il saggio Jack che gli spiega la vita: «Credi a me: la bellezza è tutto».

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Con Jessica Lange in Il postino suona sempre due volte (1981).

Ora che Jack Nicholson compie ottant'anni (il 22 aprile, poche settimane dopo il suo migliore amico Warren Beatty: che primavera dev'essere stata, quella di ottant'anni fa); ora che lo fotografano alle partite di basket coi calzini corti e la panza sborsata; ora è ancora il più figo del mondo, come dimostrano tutti quelli che sui social commentano convinti ogni sua foto con una bionda ventisettenne, mai facendosi venire il dubbio che sia la figlia, ma certi che sia una nuova fidanzata: la bellezza sfasciata è tutto.

L'anno scorso il comico americano Louis C.K. ha scritto e prodotto una serie, Horace e Pete. Per il ruolo dello zio scorbutico aveva pensato a Jack. Ha raccontato di averlo contattato. Lui ha letto la sceneggiatura, l'ha chiamato, gli ha detto che gli era piaciuta molto, poi ha aggiunto: però ora ti racconto cos'ho fatto oggi. Quel giorno lì, Jack aveva preso un libro, era andato dalla porta della sua villa fino a un'amaca nel giardino, si era messo comodo a leggere, e la sera era rientrato in casa: perché avrebbe dovuto rinunciare a quella vita per le fatiche del set? E infatti sono sette anni che non fa un film. Ora però pare si sia innamorato di Vi presento Toni Erdmann, film tedesco già candidato all'Oscar. Sarà il protagonista del remake americano. È un ruolo che deve avere qualche miracoloso trucco per sollevare dalle amache i più svogliati: Bill Murray ha detto che voleva farlo lui, ma Jack gli ha scippato la parte.

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Una scena di Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Un po' sono contenta che il più figo del mondo torni al cinema; un po' penso che l'amaca te la sei meritata, se sei stato Jack Nicholson per quasi cinquant'anni. La data di nascita, quella in cui Jack Nicholson diventa Jack Nicholson, me la disse lui stesso, quel pomeriggio di quattordici anni fa. Era il festival di Cannes del 1969, mi spiegò: «Fino a Easy rider credevo avrei fatto il regista, mica l'attore a tempo pieno: non pensavo d'essere un granché, e non lo pensavano neanche gli altri. Però, se capisci come funziona il cinema come lo capivo io, che facevo questo mestiere ormai da una dozzina d'anni, non puoi non capire il valore diEasy rider. Stavo seduto nella mia poltroncina, alla première di Cannes, guardavo lo schermo e pensavo: Sono una star del cinema. Fin lì era stato detto, scritto, ma non era mai stato così vero».

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Con Kathleen Turner nel film L\'onore dei Prizzi.

Quindi il '69 è quando Jack ha capito d'essere Jack. Ma il giudizio del sex symbol su di sé, si sa, non ha alcun valore. Per gli uomini, lo è diventato verso i quarant'anni, facendo il pazzo: tra Qualcuno volò sul nido del cuculo e Shining. Solita storia: non capiscono le fragili distinzioni; lo guardano e pensano: «Ma quindi si può essere psicopatici e attraenti» (no, non si può: lui può, tu no). Per le donne, quando iniziava ad andare per i cinquanta, e faceva il playboy sfasciato: Voglia di tenerezza, L'onore dei Prizzi. Fondamentale è stato Heartburn, in cui dava al marito traditore di Nora Ephron un'irresistibilità che il vero Carl Bernstein non sembrava avere in nessuna foto. «È single?», chiede lei (Meryl Streep) la prima volta che lo vede da lontano; «È famoso per esserlo», rispondono gli amici, facendola inevitabilmente innamorare.

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Con Peter Fonda in Easy rider, del 1969.

Lo so perché è capitato anche a me, quel pomeriggio di quattordici anni fa, intervistandolo per un film in cui il suo personaggio prendeva il Viagra. Mi scusi, sa, ma devo farle la domanda del Viagra, avevo detto un po' intimidita. E lui, con l'aria di uno che sa che effetto fa Jack Nicholson che ti fa una domanda del genere, e sorridendo col sorriso di Le streghe di Eastwick: «Me lo chiede per interesse personale?».