Dopo il successo ottenuto con la serie tv La mafia uccide solo d'estate, Francesco Scianna recita con Michele Placido in Tradimenti di Harold Pinter, dal 16 e il 23 gennaio 2017 al Teatro Manzoni di Milano. La prima volta che l'ho incontrato era una di quelle belle giornate con il sole a picco e quaranta gradi all'ombra, nel deserto di sassi intorno a Tunisi dove Giuseppe Tornatore stava girando Baaria. Sette anni dopo, di quel ragazzino timido baciato dall'estate nordafricana non è rimasto quasi nulla.

Oggi Francesco Scianna (34 anni) è un uomo, ricci folti e timbro galante da corteggiatore anni '50, un elenco di maestri sul curriculum (Tornatore ma anche Marco Bellocchio, Michele Placido, Cristina Comencini), trasferte internazionali (il remake di Ben Hur e Mary Magdalene di Garth Davis) e una love story alle spalle con l'attrice Matilde Gioli che ha fatto palpitare le giovanissime. Prima, durante e persino dopo, per la grazia con cui si è conclusa: «Ogni volta che un amore importante finisce sto male», ha detto, «è inevitabile. Ma conservo un grande affetto nei suoi confronti».

Da Tornatore a oggi sembra passata una vita.

Vero. Baaria era un film enorme, lui un maestro, io avevo un ruolo importante. Più che un film è stato una montagna da scalare. Mi sentivo in soggezione nei suoi confronti.

È a suo agio nel ruolo di traditore a teatro?

Il testo di Pinter lo conoscevo dai tempi della scuola, è geniale. Ma per metterlo in scena bisogna rispettare la cultura anglosassone di cui è figlio. Mi spiego: io sono siciliano e Francesco Biscione, che recita con me, è napoletano. Per noi il tradimento è una faccenda di passione. Nella cultura britannica invece il tradimento non suscita il senso di colpa, piuttosto il sentirsi in debito con l'altro. Interessante, no?

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Una lezione di vita. Sta imparando dal suo personaggio?

La lezione più bella che ho imparato è credere nella forza di un amore, al di là dell'incidente di percorso. Ma ogni storia importante che ho recitato è stata per me una scuola di vita. E incontro spesso in scena personaggi che vanno in parallelo con il momento che sto vivendo nella realtà. Succede, quando sei «aperto» a livello energetico.

Ha finito di girare Mary Magdalene, con Joaquin Phoenix. Com'è andata con lui? Si dice non abbia un bel carattere.

Invece è fantastico. Avevo una scena delicata con lui, che coinvolgeva anche una bambina, mia figlia nel film. Joaquin Phoenix interpretava Gesù: ho deciso di non rivolgergli mai la parola tra un ciak e l'altro. Vedevo le comparse che gli andavano vicino, gli facevano i complimenti, io resistevo. Non volevo rompere il mistero, la magia. Quando finalmente abbiamo recitato insieme, ho capito che la mia scelta l'aveva stupito: aveva apprezzato il mio rispetto. Certo, ora mi mangio le mani per non avergli detto quanto lo consideri immenso.

In tv, con La mafia uccide solo d'estate ha scoperto il successo popolare. E, con quello, il gossip. Le dà fastidio?

Non ci faccio molto caso. Noto invece con piacere che quel lavoro sta avendo una certa risonanza: è la prima volta che mi fermano per strada i bambini.

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Francesco Scianna in una scena di La mafia uccide solo d\'estate

Da siciliano, parlare di mafia che effetto le fa?

Sono felice di aderire a un progetto che svolge il suo compito nel migliore dei modi. Una serie che demolisce le figure della mafia senza cadere nella pericolosissima fascinazione del male: il mafioso non è "figo", è solo ridicolo.