«Per me l'età è solo uno stato mentale», spiega allegramente Mick Jagger, 73 anni, bisnonno dal 2014 e da pochi giorni padre dell'ottavo figlio, avuto dalla ballerina non ancora trentenne Melanie Hamrick. «Se non ci si pensa, si continua a essere quello che si è, senza badare all'aspetto esterno». E perché uno come lui dovrebbe preoccuparsene? Intanto un grande, provocatorio show interattivo, intitolato Exhibitionism, sta celebrando i Rolling Stones agli Industria Studios di New York (stonesexhibitionism.com, fino al 12 marzo 2017), mentre da poche settimane è uscito Blue & lonesome (Polydor), nuovo album in studio della leggendaria band britannica, che riporta alle radici del gruppo e alla passione per il blues. La formazione è quella di sempre: Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts, Ronnie Wood, con Darryl Jones al basso e perfino, per qualche brano, la partecipazione straordinaria di Eric Clapton, che stava registrando nello studio accanto e non ha resistito alla tentazione. «Un'esperienza totalmente spontanea e inaspettata», commenta Mick Jagger, a cui l'età non ha tolto né il carisma né l'antico spirito pungente e nemmeno l'abitudine a rispondere di getto, senza pensarci troppo.

Che effetto le fa sentirsi definire "icona rock"?

Lo odio, perché sono ancora vivo e presente e non mi è passata la voglia di fare musica. Ancora oggi quando salgo su un palco si risvegliano tutti i miei istinti animaleschi. La mostra di New York è bellissima proprio perché, oltre a rievocare i ricordi dei miei anni selvaggi, si riferisce al presente.

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Jade Jagger, L\'Wren Scott, Georgia May Jagger e Mick Jagger.

Infatti è appena uscito il nuovo album, Blue & lonesome.

È stato realizzato di getto, stavo rimettendo a posto i miei dischi, pensavo di rilassarmi per un po'. E invece, improvvisamente, mi arriva questa idea e ci ritroviamo in uno studio di Londra a registrare tutto in soli tre giorni. Nemmeno quando abbiamo cominciato, da giovani, eravamo così veloci.

Com'è lavorare di nuovo coi Rolling Stones?

Ci saranno sempre pietre che rotolano. Nel senso che quando si realizza qualcosa del genere si viaggia sempre tra accordi e contrasti.

Come si mantiene tanto in forma?

Pratico sport, senza esagerare. Ho un trainer, vado in palestra, a volte corro ancora un po' o faccio kickboxing, per lo più nuoto e mi dedico allo yoga e al balletto. Ai miei anni non ci penso: ancora vado per bar, feste e perfino nei nightclub a ballare con i miei figli. Ma sul palco continuo a improvvisare, nulla di preparato. Mi "esce" tutto spontaneamente! Sono come un fume, mi lascio trascinare dalla corrente.

La sua vita è stata intensa e tormentata...

Ho cercato di dare il meglio che potevo, purtroppo non sempre ci sono riuscito. Ho avuto momenti duri e drammatici, certe ferite non si sanano mai. Ho imparato che certi drammi sono imprevedibili (allude al suicidio della compagna L'Wren Scott, nel 2014, ndr) a volte purtroppo colpiscono all'improvviso. Se potessi battermi e tornare indietro, in alcuni casi, darei tutto me stesso per farlo. Purtroppo non è possibile.

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Mick Jagger e i Rolling Stones in concerto.

È quasi Natale, che cosa farà?

Vuol sapere se passerò del tempo con la mia famiglia allargata? Non lo so, non sono mai stato un uomo saggio. Si vedrà.

La sua ex Jerry Hall dice che nessuno prepara il tacchino come lei.

Dedicarmi ai fornelli mi ha sempre rilassato, è un'altra mia passione. Ma devo confessarle che quello che mi piace di più è circondarmi della mia famiglia, delle persone che amo, scambiarsi i regali, parlare, ridere, stare tutti bene insieme.

Cosa ha insegnato ai suoi figli?

A tutti i miei figli, piccoli e grandi, ai nipoti e pronipoti, auguro di mantenere sempre il proprio stile, essere se stessi, senza lasciarsi influenzare da nessuno. Li adoro tutti indistintamente. E poi diventare papà mi fa sentire giovane, ogni volta che succede. È il regalo più bello!

Nella serie tv Vynil, co-prodotta con Martin Scorsese, con Olivia Wilde e suo figlio James Jagger, ha descritto l'ascesa del rock e del punk a New York negli anni '70.

Era un periodo selvaggio, tutto pareva possibile e permesso: sesso, droga, provocazioni. E il rock pulsava nelle vene più di qualsiasi verità.