E alla fine, quando pensi che la tv si sia giocata tutte le sue carte e non resti nulla di cui stupirsi davvero, arriva lui: Manuel Agnelli, teletrasportato dall'empireo della musica underground al palco di X Factor. L'abbiamo visto sedersi sulla poltrona lasciata orfana prima da Morgan e poi da Elio, con un'aria dark che suonava come una dichiarazione di intenti, e abbiamo detto: «Però!». I fan della prima ora, capaci di sciorinarne vita e miracoli da palco, invece gridavano al tradimento. Perché, e questo è il punto, che c'entra il leader degli Afterhours con un talent? Com'è che uno passa la vita a provocare, campare di eccessi, cantare il sesso, il dolore, il fastidio per gli aspetti luminosi della vita neanche fosse un vampiro, e poi si ritrova catapultato nel mainstream, a commuoversi fino alle lacrime per una canzone? Il tutto non solo restando credibile, ma bucando lo schermo e i cuori pure di quelli che mai avrebbero comprato un suo disco. Possibile che due anime così diverse convivano nella stessa persona? La risposta e sì: la trovo in un camerino del teatro Linear Ciak che ospita i live di X Factor, nascosta nelle parole che Manuel dirà, ma prima ancora nei suoi occhi buoni, che rimbalzano sui ricordi come la pallina di un flipper al rallentatore. «Il successo che mi sta piombando addosso è enorme e mi ha cambiato la vita», dice.

Che cosa se ne fa del successo?

Il successo è potere e il potere ti dà il peso per essere ascoltato. Voglio usare questa visibilità per risolvere dei problemi. Che il musicista non sia ancora riconosciuto come figura professionale, per esempio. O che le regole sulla sicurezza, il limite di decibel ai concerti siano medievali.

Una vita a dire no e ora si dà alla politica di categoria?

Ho 50 anni. E alla mia età preferisco essere costruttivo. Meglio accontentarsi delle briciole piuttosto che essere distruttivo perché non ti va bene niente.

I suoi fan dicono che ha venduto l'anima al diavolo.

Sono ragazzotti chiusi in piccoli club molto snob, con le loro regolette da rispettare per non essere uno sfigato: dove andare, chi ascoltare, che cosa dire. Criticano chi viene a X Factor ma quelli conformisti sono loro.

Non la prenderanno bene.

Non importa. Con la morte di mio padre ho aperto gli occhi. Questa cosa orribile mi ha fatto prendere posizione su quello che davvero voglio nella vita. Voglio essere felice.

In tv lo è?

Sì. Non mi aspettavo che mi piacesse così tanto. Io sono un introverso che, per rimediare, è sempre esploso verso l'esterno. Ma avevo il palco: lì potevo essere quello che volevo. Anche asociale, negativo, violento. In tv invece ho lasciato venir fuori il modo in cui mi rapporto davvero con le persone: sono me stesso.

Ha stupito molti.

Per anni sono passato per una persona scostante, arrogante, presuntuosa. Ed è vero: io sono così. Ma non solo così. Ed è paradossale che una cosa che non mi appartiene, come la tv, faccia venir fuori le altre parti di me.

Come è entrata la musica nella sua vita?

Mio padre suonicchiava. Per divertirsi si esibiva nei locali sui Navigli, con chitarra e fisarmonica. Così, per imitazione, ho iniziato anche io.

Fare il musicista era nei piani?

Volevo fare il pallavolista. Ma non sono un gigante e ho optato per la musica: mi alzavo più tardi, bevevo molto di più e cuccavo più facilmente che in palestra.

I suoi genitori come l'hanno presa?

Segretamente mio padre sperava che andassi a lavorare con lui. Non mi hanno supportato, ma mi hanno fatto sentire libero di scegliere. A 18 anni vivevo solo. Avevo tanti amici inglesi e tedeschi, tutti via di casa, ed ero stufo di fare la figura del pistolino.

È cresciuto in provincia.

Una fortuna. La provincia ti libera dalla schiavitù delle mode dei ragazzi di città. Per trovarti degli stimoli, devi cercarli. Andavamo ai concerti per vedere se quello che era scritto su Rockerilla era vero. Mica c'era YouTube.

Ora sì, invece.

Io non ho social. Lou Reed è diventao grande anche senza postare le sue unghie incarnite su Instagram.

C'è vita per i giovani cantanti fuori dai talent?

Certo. Io ho 30 anni di carriera e in televisione non ci sono andato mai. Eppure ho una casa, una macchina, un cane, una famiglia.

Ha 50 anni. Cifra tonda. Come invecchia una rockstar?

Meglio di me che non ho elicotteri, massaggiatori e vocal trainer. Dimostrare la mia età non mi interessa. Ci sono cose estreme che non faccio più perché non appartengono più alla mia fisicità o al mio modo di essere. Prima volevo essere disturbante, nichilista. Oggi mi godo le cose.

Che cosa le piace?

Il giardinaggio, che era la passione di mio padre. L'ho riscoperto dopo la sua morte, come se il suo spirito fosse entrato in me. Ho fatto Agraria per seguire una ragazza, ma non avevo il pollice verde. Ora però, curando le piante, riesco a sublimare il dolore.

Dal palco al giardino: un doppio salto mortale.

Una volta per non affrontare le cose che mi facevano male andavo in giro fino alle sette del mattino facendo cose inenarrabili. Oggi faccio le parole crociate. Sono molto bravo, un vero appassionato.

Ha una figlia di dieci anni: che padre è?

Sono abbastanza severo e non voglio risparmiarla dal dolore. Non voglio che mia figlia cresca imbecille.

Quanto è presente?

Poco. E quando ci sono, non sempre la mia testa è lì. È un brutto vizio degli artisti. Ma cerco di farle capire che è la cosa più importante della mia vita. Sapere di essere amati dà una grande forza.

Che cosa sono le donne per lei?

Ho due sorelle e una mamma che adoro. Sono sempre stato in mezzo alle donne e non ne ho paura. Da piccolo ero affascinato dal modo in cui si vestiva mia madre e anche dal modo in cui si vestiva mio padre, sono cresciuto in una via di mezzo. Da ragazzo mi tingevo i capelli e mi mettevo gli orecchini. Così come mi piaceva mettermi dei completi eleganti. E questa cosa mi è rimasta.

Perché?

Sono affascinato da tutti e due i mondi, e non è una cosa necessariamente legata alla sessualità, anche se anche da quel punto di vista non ho limiti. È una cosa più legata all'espressione. Le donne non devo conoscerle per fidarmi di loro o viverci insieme. Non sono mai stato un control freak.

Questo espone a delusioni.

Arriverebbero comunque. E poi è divertente così.