Robbie Williams sta bene ma nulla ora potrà mai essere come prima. Arriva un giorno in cui apri il giornale e leggi che Robbie Williams annulla il tour e no, non si sa quando potrà tornare a cantare. Esami del sangue sballati, ricovero in ospedale, lui che fa video messaggi "Non cancello un tour per motivi di salute dal 1998, sapete perfettamente che farei una scelta del genere solo per un problema serio" e poi silenzio e preoccupazione. Passa qualche settimana e Robbie Williams torna a farsi vedere. Si parla di ernia del disco ma anche di terapia intensiva per 5 settimane, lui preferisce essere evasivo e la nebulosa intorno alle condizioni di salute di Robbie Williams si fa più spessa. Intanto fa sapere che se è di nuovo in piedi è grazie alla moglie Ayda e dice di aver messo la testa a posto definitivamente. Niente più stravizi, in questo già la paternità lo aveva messo sulla retta via, e adesso anche la svolta vegana (salvo un big burger a settimana che non si sa mai).

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Il tempo passa e Robbie Williams impara a fare i conti con quello che gli è successo. Viene fuori che lo showman provocatorio e un po' matto, quello che nelle interviste dice cose del tipo "Sono molto fortunato a essere stato nei Take That e in quattro Spice Girls su cinque", ha voglia di voltare pagina, ha bisogno di voltare pagina. A fargli annullare le date dell'Heavy Entertainment Show a Mosca e San Pietroburgo sono state "anomalie al cervello" roba seria di quelle che non guardano in faccia a nessuno, di quelle che anche se sei Robbie Williams, e il concetto di normalità non ti è mai stato chiaro, ti ridimensionano e i piedi a terra te li mettono eccome. In un'intervista rilasciata al Sun, Robbie ha raccontato la paura di quei momenti in cui capisci che c'è qualcosa che non va. "Il mio braccio sinistro si era intorpidito, avevo mal di testa, problemi di respirazione, e non riuscito a prendere aria. Ho fatto degli esami del sangue e ho effettuato tac, risonanze magnetiche ed esami. Al cuore come al cervello, e in quest'ultimo sono state rintracciate alcune "anomalie"", a questo seguono ulteriori accertamenti e 5 settimane in cui si lotta, per la vita. La conclusione positiva ma "L'intera esperienza mi ha davvero terrorizzato. Avevo già affrontato l'oscurità prima, ma all'epoca avevo 23 anni, 27 e poi 32. Una volta che sei sul pianeta da 43 anni, ti rendi conto che, anche se hai tutto quello che puoi desiderare, non sei invincibile". Robbie Williams non si sente più Dio, è comunque lui ma nulla ora potrà mai essere come prima (e forse per fortuna).