Una da George Clooney non si aspetta niente di meno della perfezione. E nell'intervista rilasciata all'Hollywood Reporter quest'estate da Villa Oleandra, la trova in ogni dettaglio. Ci sono gli adorabili gemelli che dormono in giardino, e l'adorata Amal – lui la chiama Amoula – che aleggia irreprensibile. Ci sono gli amici prestigiosi che tornano ogni estate, perché a lui piace «l'idea di tante persone brillanti sedute insieme a conversare» – una «tavola rotonda dell'Algonquin contemporanea», scrive Stephen Galloway in condivisibile stato di incantamento – anche se il più prestigioso di tutti non è ancora arrivato: Barack Obama ha cenato dai Clooney soltanto a Sonning, in Inghilterra, ma è una presenza costante nella vita di famiglia: sotto forma di chat piena di volgarità.

George e Amal Clooney con Obamapinterest
Getty Images
George e Amal Clooney con Obama in una occasione ufficiale.

C'è poi il film da regista presentato a Venezia – Suburbicon, che parla di razzismo e crisi familiari, «violento e arrabbiato» come l'America che racconta – e pure molte perplessità sul suo futuro da attore: «Con la vecchiaia, diminuiscono le parti interessanti. Non sono più il protagonista, nessuno vuole vedermi baciare la ragazza», sostiene senza mettersi a ridere.

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courtesy Paramount Pictures
Una scena di Suburbicon, con Julianne Moore e Matt Damon.

E infine sì, c'è pure l'idea di un terzo atto, più concentrato sulla filantropia. Nessuno lo dice ma tutti lo pensano: Clooney è il presidente degli Stati Uniti che il karma ci deve. Perché una da George Clooney non si aspetta niente di meno della perfezione, e la trova sempre. Ma quando rivela che da qualche tempo ospita un profugo iracheno sopravvissuto a un attentato, e lo mantiene all'università, la mente vacilla. Forse così è troppo anche per lui.