Shiloh Jolie-Pitt si veste da maschio, Shiloh Jolie-Pitt non vuole i capelli lunghi. Somiglia alla mamma, anzi no, sembra il papà. E in famiglia guai a chiamarla Shiloh, perché per tutti lei è John. La terzogenita dei Jolie-Pitt, prima figlia naturale della coppia (e affidata come gli altri figli alla Jolie dopo la separazione dei due attori), vorrebbe insomma essere maschio. Si è parlato molto, in questi giorni, della presunta varianza di genere della figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt, che secondo un'agenzia di stampa francese avrebbe iniziato a 11 anni una cura ormonale per bloccare lo sviluppo biologico dei caratteri femminili del suo corpo.

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Shiloh Jolie-Pitt alla première di Unbroken nel 2014.

La notizia della cura ormonale di Shiloh è stata poi smentita, ma ha acceso le luci su un fenomeno in crescita: i bambini gender variant. «Sono persone la cui modalità di espressione del genere differisce da ciò che ci si aspetterebbe in base al loro sesso biologico», spiega il professor Paolo Valerio, presidente dell'Osservatorio nazionale identità di genere. «Sono infelici nel percepire la propria identità come incongrua rispetto al corpo, manifestano il desiderio di essere riconosciuti come appartenenti all'altro genere e mostrano perciò spesso preferenza per vestiti, giocattoli e amicizie del genere opposto».

La varianza nei bambini si manifesta molto presto, tra i tre e i quattro anni, ma solo una piccola percentuale, tra il 6 e il 23 per cento, persiste in età adulta con l'idea di voler cambiare il proprio genere. Fino all'adolescenza, consigliano gli esperti, l'atteggiamento migliore è quello di non punire i loro «esperimenti». Emiliano (il nome è di fantasia) da quando ha quattro anni vuole vestirsi come una femmina. E la madre ha deciso di non contrastarlo: «Lo lascio vivere come vuole, gli faccio scegliere cosa indossare», ci racconta. «Gli insegnanti ci sostengono e, se qualche bambino fa domande, è lui che risponde. È fiero di poter dire a tutti che è lui a scegliere cosa vuole essere».

Con l'arrivo dell'adolescenza, tuttavia, il genere biologico si impone drammaticamente a discapito dell'identità percepita. Per questo in Italia, a partire dal 2013, è possibile anche ai minori intraprendere un percorso di transizione – dopo una attenta valutazione psicologica – in cui rientrano i bloccanti ipotalamici, ovvero gli ormoni che ritardano lo sviluppo dei caratteri biologici di genere. Un intervento, a differenza di quello chirurgico o con ormoni cross-gender, completamente reversibile: «Serve per lasciare un po' di tempo al preadolescente», spiega il professore. «Ma non va preso alla leggera. La comunità scientifica sta dibattendo sul suo impatto sul fisico, dalla fragilità ossea alla possibile sterilità. In Italia è stato effettuato solo in un paio di casi».