Cara Diane,

ho smesso di mettermi la cravatta.

Non me la posso permettere, ci ho provato per anni: con la giacca a simulare ambizioni di carriera, col gilet «che la sdrammatizza» – nella lingua segreta delle commesse vuol dire: non lo vendo neanche a metà prezzo – o a papillon per le feste di mezza gala. Niente. Qualunque età avessi, ero sempre fuori tempo: una decrepita canaglia alla quale si sono dimenticati di dire che l'infanzia è finita. Per non parlare delle bombette, delle sciarpe, dei colli alti, delle stringate con le calze grosse.

Premiata a Los Angeles con l'American Film Institute Life Achievement Award, il riconoscimento alla carriera, Diane Keaton dimostra ancora una volta che avere stile significa mantenersi unici.pinterest
Getty Images

Ci ho provato, ci abbiamo provato tutte: soltanto tu ci riesci, dal 1972. Ci ha provato pure Meryl Streep, l'altra sera, alla cerimonia di consegna del tuo premio alla carriera all'American Film Institute. Ma se è riuscita a sembrare brillante, invece che ridicola, imitando il tuo permanente essere Annie Hall – «la persona più coperta nella storia dell'abbigliamento» – è solo perché lei è Meryl Streep, e ha il superpotere di rendere credibile qualunque mascherata.

Premiata a Los Angeles con l'American Film Institute Life Achievement Award, il riconoscimento alla carriera, Diane Keaton dimostra ancora una volta che avere stile significa mantenersi unici.pinterest
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Durante la serata sono state naturalmente dette molte cose carine sul tuo conto – cosa si prova ad avere «il flusso di coscienza di un colibrì»? – ma la più precisa rimane quella di Woody Allen (ma dai!) che non solo è arrivato fino a Los Angeles per omaggiarti, ma è pure rimasto lì abbastanza lungo da farsi portare a cena due giorni dopo. Certi amori, quando finiscono, poi migliorano. La tua è «una bellezza non convenzionale», ha detto, «dove "convenzionale" sta per: piacevole allo sguardo». Era una battuta, era per far ridere; ma è anche vero: è il talento specifico delle signore inimitabili.

Premiata a Los Angeles con l'American Film Institute Life Achievement Award, il riconoscimento alla carriera, Diane Keaton dimostra ancora una volta che avere stile significa mantenersi unici.pinterest
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Qualche giorno dopo, con Jimmy Kimmel, hai commentato gli ospiti della serata. Attori illustri, e tutti assai gentili – hai detto – ma mica sono veramente amici tuoi. Meryl Streep? Le vuoi un gran bene, ma non vi sentite spesso. Reese Whiterspoon? L'hai conosciuta che aveva 14 anni: bellissima, bravissima, un successo inevitabile. Ma no, non è un'amica. «Io non ho amici», hai detto. Era una battuta, era per far ridere; ma è anche vero: è la libertà specifica delle signore di successo.

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Le regole dell'amicizia in pubblico sono per tutta la vita le stesse della scuola media, le stesse di Mean Girls: bisogna fare gruppo, onorare le api regine, il mercoledì vestirsi di rosa. Bisogna ostentare familiarità di lungo corso, ove necessario inventarla. Bisogna controllare Facebook due volte al giorno, e distribuire cuori di ammirata consuetudine. In tempi di gestione professionale della socievolezza, il vero privilegio è dichiararsi periferici, eccentrici e contenti.