Impossibile eguagliarla, impensabile superarla: Meryl Streep, con il record di 20 nomination agli Academy Awards e 3 statuette d'oro vinte, è sempre un'attrice da Oscar. Anzi: è l'attrice degli Oscar, anche se quest'anno non si è portata casa nulla. Dopo aver visto la sua incredibile interpretazione in Florence, in molti si aspettavano di vederla ritirare la statuetta numero 4 (la numero 3 da miglior attrice protagonista), ma non è successo anche se, come sempre, se lo sarebbe meritato.

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Perché nel film di Stephen Frears, che la vede al fianco di Hugh Grant, ha saputo interpretare al meglio la storia di una donna che, come lei stessa l'ha definita, era «molto sensibile, mentre io sono più sicura. Ma condivido con lei la volontà di fare le cose al meglio. Di fronte alle sconfitte, non demordeva. Credeva in sé». Proprio come lei che all'inizio della carriera, nel 1975, venne scartata da Dino De Laurentis per il film King Kong perché considerata «brutta». E che ha fatto del suo viso particolare, lontano dai canoni estetici più comuni, una carta vincente, rendendolo la maschera trasformista indossare a ogni nuova interpretazione. L'ha messa per impersonare tutti i suoi personaggi, dal primo all'ultimo, da quelli premiati a quelli snobbati: l'ha indossata ne Il cacciatore, il primo film per cui ha portato a casa l'Oscar come migliore attrice protagonista, ne The Iron Lady, che l'ha vista trionfare per la seconda volta come miglior attrice protagonista, ma anche ne I ponti di Madison County e ne I segreti di Osage County. Una capacità interpretativa che la rende superiore a tutte le attrici contemporanee, tanto che è lei, mica qualcun'altra, a detenere il record di nomination agli Oscar: e non è un caso.

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