Cara Eva,

mettiti pure seduta.

Dopo una stagione passata a essere la «moglie che mi guarda alla tv» di Ryan Gosling – uno snodo fondamentale nei discorsi di ringraziamento: se tu non ti fossi occupata di sprimacciare cuscini e asciugare rigurgiti, lui non sarebbe mai riuscito a far finta di suonare City of Stars – hai deciso di riemergere al pubblico. D'altra parte è passato quasi un anno dalla nascita di Amada Lee, sorella di Esmeralda Amada: se vuoi darti arie di madre che lavora, qualche cosa devi cominciare a fare.

Hai deciso di farne due, addirittura. Una comparsa all'inaugurazione del negozio di Miami che vende la tua linea di abbigliamento – una collezione di vestiti sintetici prevalentemente senza spalline: il sogno di ogni puerpera – e un'intervista a Shape in cui, essendo un giornale che si occupa perlopiù di dieta e di ginnastica, hai parlato perlopiù della dieta e della ginnastica che ti hanno restituito alla sventolaggine di partenza.

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«Quello che la gente non sa è che mi piace molto stare a casa», hai detto. Ti svelerò un segreto: dopo mesi passati a vedere Ryan Gosling da solo ciondoloni sul red carpet, mi era venuto il sospetto. Per sentirti autorizzata a mangiare dolcetti ti alleni un'ora tre volte a settimana, cinque se devi metterti in costume: mai di più, perché ottieni risultati migliori quando ti riposi. Che fortuna. Inoltre «è stato difficile tornare in forma dopo la seconda figlia, ma non quanto temevo: corro sempre dietro alle bambine, non mi fermo un attimo, non riesco neanche a mettermi seduta».

Siediti, Eva, e smetti di raccontar fregnacce. La costruzione di un esemplare famoso di donna come tante è un meccanismo più complicato di così. Nessuna dimagrisce mangiando, nessuna si rassoda col giro-girotondo. E la maggior parte di quelle che lavorano lo fa per avere, quando non un motivo per uscire – il teleprecariato ci ha rubato tutti i sogni – almeno la scusa per tenere il telefono sempre in mano al parchetto, e dirimere consigli d'amministrazione immaginari su WhatsApp. Niente è noioso come un bambino a tempo pieno. A parte: due.

La mammina più cara della storia, Joan Crawford, ha avuto quattro figli da usare per sembrare umana. In un episodio di Feud (la serie che racconta la guerra con Bette Davis sul set di Che fine ha fatto Baby Jane?) Crawford si lamenta del silenzio: sindrome del nido vuoto e altre catastrofi. La governante – che di figli ne ha cresciuti nove, e di persona – non le concede margine di lagna: quando i figli sono stati una fatica, il silenzio è la ricompensa. Allora sì che ti piace stare a casa.