Cara Jennifer,

certi amori non finiscono.

Quello che hai deciso di devolvere a Ben Affleck dal 2004, poi, è particolarmente ostinato. E per questo genuinamente preoccupante. È passato a stento un mese dalla notizia della tua domanda ufficiale di divorzio – mai confermata, da archiviare alla voce: minaccia credibile – e adesso, dopo due anni di prove tecniche di separazione, ti tocca ricominciare da capo.

Qualche giorno fa tuo marito ha dichiarato concluso un periodo di disintossicazione dall'alcol che non sapevo avesse mai iniziato, ed è tornato a casa. (Per fortuna siete milionari: niente aiuta la coabitazione quanto la disponibilità di dépendance insonorizzate). Nonostante vi siate ben guardati dal comunicare i dettagli – perché devo essere sempre l'ultima a sapere le cose? – una ricostruzione plausibile potrebbe essere questa: tu a un certo punto hai perso quel che rimaneva della tua pazienza e dato un ultimatum, lui ha mollato tutto – compresa la regia del prossimo Batman – e si è deciso a darsi una ripulita. Il divorzio è momentaneamente sospeso.

«Fatemi mettere una cosa in chiaro», hai detto in un'intervista un anno fa per liquidare la domanda sulla tata adulterina che sembrava la causa di ogni male, «Eravamo separati da mesi, quando ho sentito per la prima volta parlare di lei». Era un modo per rimettere al suo posto la domestica impertinente, certo: non farà più la custode nemmeno dei criceti del bambino del vicino. Ma pure per ricordare la prima regola di sopravvivenza del matrimonio: non è questione di corna. Non è mai questione di corna.

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La settimana scorsa il principe William d'Inghilterra è andato a sciare con gli amici in Svizzera, e ha fatto essenzialmente due cose: lo spiritoso con una bionda di passaggio, e il disinvolto fino all'alba in discoteca. Quelli che non capiscono d'amore si sono concentrati sulla prima attività: chi era la bionda? (Una modella australiana). Che ci faceva lì? (Lavora nel locale, insieme al fidanzato). Cosa avrà detto Kate a casa? («Guarda 'sto scemo che si fa fotografare»). Ma ogni moglie di buon senso sa che vedere un marito agitarsi in quel modo sulla pista da ballo – le mani per aria, il collo a tacchino, la dislocazione del bacino – è un affronto inguaribile.

Un matrimonio ragionevolmente riuscito può resistere a spaventevoli quantità di colpi che si credevano mortali. Tradimenti, senz'altro. Ma pure dispetti, inedia, segreti, astinenze. E turni infrasettimanali di campionato. Ma nessun matrimonio può sopravvivere al ridicolo. Se certi amori non finiscono neanche così, Jen, bisogna abbatterli.