Cara Madonna,

non ti credo più.

Il che non è certo un problema: né per te – che anzi, quando hai smentito la notizia dell'adozione di due gemelle nuove per confermarla tre giorni dopo come non fosse neanche lo stesso sport, hai affermato il tuo sacrosanto diritto a prenderci in giro – né per me, che nel 1987 ti ho giurato eterna fedeltà, e la menzogna è il principio su cui si fondano tutte le relazioni di successo.

Piuttosto, mi congratulo per la consueta capacità di intercettare le tendenze. I gemelli segreti sono l'accessorio dell'anno: i tuoi, quelli di Beyoncé, i due inevitabili – svelati di fresco, previsti per giugno – di Amal e George Clooney. Certo: tu hai 58 anni, come chiunque dotato di connessione internet ci tiene a farti pesare. Ma non è per questo che sono preoccupata: sei più in forma di me, e hai abbastanza risorse da poter aprire un orfanotrofio nel giardino di casa senza dover modificare significativamente gli impegni in agenda.

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È che sono il quinto e il sesto figlio, Madge. E la famiglia è un sistema regolato dall'economia dell'attenzione. È quello che succede su Facebook: siccome le notizie sono più dei lettori, ognuno strilla più forte la sua per farsi notare anche senza avere niente di originale da dire. Quando i figli sono più dei genitori, il meccanismo è lo stesso: l'urlo di un cinquenne solo in camera sua significa esattamente «Non crederai mai a cosa ho appena infilato nella presa di corrente, corri qui!».

A nulla servono tate, istitutrici, domatori di bestie feroci: ogni scarrafone pretende mamma sua. Né è un problema che si esaurisce con la prima infanzia, come avrai probabilmente notato dalle incessanti paturnie del giovane Rocco, 16 anni suonati. Le psicologhe dell'età evolutiva consigliano di «ricavare spazi di interazione individuale», devono essersi laureate alla stessa università dei pediatri che quando visitano un neonato raffreddato a febbraio si raccomandano: lo porti al mare.

Perché pure ipotizzando una disponibilità di tempo illimitata, quello che manca è l'entusiasmo. Quante volte nella vita puoi emozionarti per una recita all'asilo? Preoccuparti per un'insufficienza in pagella? Consolare il primo crepacuore? Comprare la prima macchina? La settimana scorsa una delle mie figlie – non ricordo bene quale, e sono solo tre – si lagnava perché vedeva male la tv. Ho prenotato la visita dall'oculista, ce l'ho portata, ho passato tre ore in sala d'attesa e speso l'equivalente di una scarpa di lusso. La creatura ci vede benissimo, naturalmente. «Ma che bel pomeriggio abbiamo passato insieme, mamma».