Cara Elisabettagrazie di esistere, sua maestà.

Dal vivo, per le numerose ragioni che abbiamo passato gli ultimi mesi a elencare – 90 anni di vita, 60 di regno, due guerre mondiali, cinque pronipoti e un Twitter – e adesso anche in televisione: «Un altro esempio della velocità alla quale le cose cambiano intorno a noi», dicevi nel primo discorso di Natale trasmesso in diretta dalla libreria di casa tua a Sandringham. Era il 1957, e pensavi non fosse possibile concedere ai sudditi più confidenza di così.

Dal 4 novembre è disponibile su Netflix – una diavoleria di sceneggiati su richiesta – The Crown, la serie che racconta (per ora, ma sono previste sei stagioni) i primi dieci anni di regno come fosse una saga familiare. «Toglieremo la maschera alla famiglia reale: li vedrete umani e vulnerabili», ha promesso Matt Smith (quello che fa il principe Filippo). Dicono che da Buckingham Palace abbiate manifestato una qual preoccupata curiosità, e che la produzione abbia provato a ottenere una benedizione ufficiale, ma figuriamoci. Dicono pure che guardavi Downton Abbey segnando tutti gli errori storici, quindi forse i più preoccupati sono loro.

Su Netflix è disponibile The Crown, la serie tv che racconta la vita privata e i sessanta anni di regno della regina Elisabetta d'Inghilterra.pinterest

In ogni caso: grazie, Betty. Finalmente una serie che racconta le avventure di una supereroina autentica. Sono tempi televisivamente disperanti: siccome da anni ci ripetono che è questa l'arte della contemporaneità; siccome tutti sono convinti di essere titolati alla critica sociale; siccome abbiamo smesso di andare al cinema – con questa pioggia, poi – ma non di volerci sentire intelligenti, ci toccano soltanto storie densissime e cupissime e con almeno mezza dozzina di livelli di lettura. Di quelle che se non ti piacciano è perché non le capisci (in The Walking Dead i veri mostri sono gli uomini? Rivoluzionario!). Di quelle che se ti appisoli due volte di seguito sei persa per sempre (infatti io Westworld lo guardo solo di mattina). Di quelle che le sceneggiature audaci si riconoscono dal numero di morti ammazzati (e no, Il trono di spade non è un volgare fantasy: ci sono i draghi, ma vuoi mettere la dinamica politica). Zang-tumb-zang-tuuum-tuuumb. Splat.

Non voglio dirvi come sarà questo The Crown. Ma certo come come non sarà: niente apocalissi, niente replicanti, niente draghi. Niente attoroni di Hollywood venuti a riscuotere la candidatura agli Emmy. Mi aspetto cani, cavalli, moltissimi gioielli, e un numero precocemente diagnosticabile di morti e feriti. Niente distopie, qualche parata. E soprattutto: nessun mistero, vinci sempre tu. I finali a sorpresa sono per chi ha svolgimenti senza fantasia.