Ci sono due atteggiamenti insopportabili nella vicenda Cinque stelle a Roma. Il primo è di chi, nel movimento di Grillo, lamenta vittimisticamente un accanimento mediatico contro la sindaca Virginia Raggi. La colpa di quello che sta accadendo nella capitale non sarebbe degli errori della sindaca e dei vertici M5S, bensì della propaganda brutta e cattiva dei "giornaloni" e della tv, pronti a punire ogni loro minimo errore e nascondere gli inciampi delle giunte del Pd. È un atteggiamento infantile, anche perché non è vero che avvisi di garanzia e scandali nel partito di Renzi non siano stati raccontati dai media: si pensi solo alla vicenda Tempa Rossa o a quella del governatore della Campania De Luca.

E poi cosa si aspettavano i grillini dopo aver sputato fuoco e fiamme per anni contro ogni minima grana giudiziaria altrui? Ora, con un assessore all'ambiente indagato (e traballante) e un altro già silurato prima ancora di sedersi in giunta, riscoprono il garantismo. Ma non possono evitare il contrappasso mediatico. I Cinque stelle a Roma sono una novità assoluta e incarnano le speranze di molti cittadini. Che abbiano più occhi puntati addosso è del tutto normale.

Ma qui arriviamo al secondo atteggiamento sbagliato al quale ci tocca assistere: è di chi si frega le mani per il possibile fallimento della Raggi. Leggere le dichiarazioni trionfanti di parecchi politici fa davvero pena. Di cosa ci sarebbe da rallegrarsi  se la sindaca fallisse? Vogliamo la capitale italiana sommersa dai rifiuti e ancor più derisa in mondovisione? Speriamo in una catastrofe purificatrice? E poi, chi governerà sulle macerie? 

Le critiche vanno bene, il tifo da stadio no: Roma va salvata, adesso. E Virginia Raggi, scelta da quasi il 70 per cento dei votanti, ha il dovere di rispondere alle critiche ma anche il diritto di lavorare con un po' di tranquillità. Poi, al momento opportuno, i cittadini la giudicheranno.