Dato il legittimo sospetto che "curare i gay" sia un'operazione a scopro di lucro, più o meno come organizzare crociere per omosessuali, solo più di nicchia (e infatti: cinque giorni di messe, canti, preghiere, invocazioni dello spirito santo, confessioni, meditazioni a luce spenta, lezioni più dispense e dvd a soli 185 euro), si vorrebbe liquidare l'ultima imperdibile offerta, il seminario proposto dal centro di spiritualità Sant'Obizio in provincia di Brescia, come una boiata pazzesca.

Meno gay in cinque giorni, ah ah! Riderci su.Sorridere del fatto che tra i docenti ci sarebbe anche quel Luca era gay e adesso-sta con lei della canzone di Povia. Del titolo del corso, Adamo ed Eva: dove siete? Del curriculum dei docenti: tre "ex gay" affiancati da un frate francescano e da un padre passionista.

Minimizzare insomma, dirsi: "Boh, sarà uno di quegli annunci che finiscono da soli nella cartella spam della posta elettronica, insieme alle proposte di allungamento del pene e di vantaggiose transazioni finanziarie con certe banche nigeriane". Tocca invece disperarsi e prendere serissimamente pure i presunti Luca di Povia.

Perché siamo in un Paese in cui "curare i gay" non è solo brand cretino e di super nicchia, ma stupidaggine ammessa e strumentalizzata dalla politica; è idea balorda patrocinata (è successo in Lombardia) dalle istituzioni. Un Paese in cui, mentre c'è chi pretende di curare gli altrui orientamenti sessuali, si rinuncia a medicare le ferite che vistosamente dilagano e imputridiscono: ignoranza, intolleranza, oscurantismo, prevaricazione, incitazione all'odio.

Una parte della società italiana è ammalata, sì: d'omofobia e più in generale di razzismo, che è una malattia molto, molto grave. È intossicata da parole violente e oscurantiste. È esposta al contagio del cinismo cialtrone e irresponsabile.

C'è un bisogno grande di parole che curino. C'è bisogno che la politica, per prima, le pronunci.