Quel che dovete sapere di Bill Cunningham è che fu il primo a capire che non conta niente come quelli che disegnano i vestiti decidano di farli sfilare: conta come quelle che li comprano decidono di indossarli, e quindi era la strada che bisognava fotografare, mica le passerelle. Ora si chiama street style e lo fanno cani, porci e blogger; alla fine degli anni '70, c'era solo Bill Cunningham sul New York Times

Quel che dovete sapere di Bill Cunningham è che gli importava solo della moda. Le sue foto cominciarono a essere pubblicate sul New York Times perché ne aveva scattate a Greta Garbo, ma senza riconoscerla: gli piaceva come le cadeva il cappotto su una spalla. Nel documentario del 2011 sulla sua vita, Bill Cunningham New York, c'è una coerente scena in cui, alle sfilate di Parigi, tutti fanno ressa per fotografare Catherine Deneuve e lui sta in disparte: «Non indossava niente d'interessante». 

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Quel che dovete sapere di Bill Cunningham è che non gli importava di vivere nel lusso, che non è un dettaglio irrilevante se quello che fai tutta la vita è cronachizzare il lusso. Sempre in quel documentario, lo si vedeva dormire su una brandina in quello che non era un appartamento ma un archivio fotografico: ai suoi negativi tutto lo spazio, a lui un angolo. Indossava sempre la stessa divisa da lavoro, girava in bicicletta e, quando il 25 giugno è morto a 87 anni, non c'era coccodrillo che non riportasse che agli eventi che andava a fotografare rifiutava anche di farsi offrire un bicchiere d'acqua. 

Anni fa il suo capo al NYT raccontò che durante le sfilate i giornalisti a Parigi scendevano al Ritz – sennò cosa scrivi per il New York Times a fare – e Bill insisteva ad andare in un alberghetto nelle cui stanze non c'era il telefono, che prenotava mandando una cartolina postale. Dopo la sua morte abbiamo passato due giorni a dire che bravo, che esempio. Poi è arrivata la prima conferenza stampa con buffet, e le tartine a scrocco ci hanno fatto dimenticare Bill.