Brexit è la fine dell'Unione europea? È presto per dirlo. Ma almeno il voto dei cittadini britannici porta chiarezza. L'eccezione inglese nella Ue era infatti diventata insopportabile. Bruxelles ha accordato a Londra così tanti privilegi pur di tenerla stretta a sé, da aver creato un mostriciattolo giuridico: un paese che dell'Europa prendeva solo ciò che gli conveniva senza assumersi vincoli e oneri. 

Pensate fino a che punto si era spinta l'accondiscendenza: si prendeva atto che la Gran Bretagna non sarebbe mai entrata nell'euro, ma le si riconosceva il diritto di partecipare alle decisioni  sulla moneta unica. In che modo una regola così folle avrebbe potuto tutelare i nostri interessi? Senza contare che, sempre per tenersi buona Londra, ogni anno gli altri europei versano alla Gran Bretagna sei miliardi di euro per ridurre i suoi contributi al bilancio della Ue. Capito? Noi cittadini avremmo continuato a pagare gli inglesi pur di farli restare! Tanto per darvi un'idea, questo è un giochino che solo per i contribuenti italiani vale 1,2 miliardi di euro. 

In compenso il governo inglese poteva sottrarsi all'accoglienza dei profughi di guerra, discriminare i cittadini comunitari e negare loro l'assistenza sociale e sanitaria. Ecco, tutto questo col divorzio sancito dal referendum di giovedì finirà. Londra ballerà da sola, coi suoi colossi finanziari della City ma anche le periferie impoverite. Inutile dire che l'effetto domino sarà micidiale: si prevedono referendum a cascata in altri paesi europei e il rafforzamento della campagna populista di Trump negli Stati Uniti. 

Da noi gioisce Salvini, altrove i leader ultranazionalisti. Ma nessuno sa davvero cosa accadrà. Una sola cosa è certa: con la sfida dei mercati asiatici, milioni di profughi in marcia e la minaccia crescente del terrorismo, un'Europa unita, sia pure con regole diverse, è indispensabile. E chi dice che possiamo farcela da soli, magari tirando su un bel muro, mente per una manciata di voti.