Cara Monica,

puoi ancora diventare una supereroina.

Devi spicciarti, però. L'articolo sulla relazione con Bill Clinton che hai scritto per Vanity Fair – l'ennesimo – sembra il compito della prima della classe al corso di sopravvivenza per stressati post-trauma. Sei una studentessa di karma, dici. Non ti consideri una vittima, ma ci tieni al tuo angoletto di #metoo.

Io non so se hai ragione: in quello che è successo ci sono ovvi segni di un «abuso di potere colossale», ma credo pure che, non fosse diventato lo scandalo che i giornali hanno citato tutti i giorni per vent'anni - «Tutti. I. Giorni» - adesso lo ricorderesti come uno di quei goffi tentativi di sentirsi furbe e adulte da pischelle: una cosa disturbante che non farai mai più. Le conseguenze invece - il vestito, il processo, il pubblico dileggio -– sono state violentissime. Ma pure quelle: le sappiamo a memoria.

A vent'anni dallo scandalo di Bill Clinton e del vestito blu, Monica Lewinsky studia karma e non si considera una vittima, ma ci tiene al suo angoletto di #metoo: adesso deve imparare a non aspettarsi le scuse dei cattivi.pinterest
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Monica Lewinsky con Bill Clinton.

Monica Lewinsky e il passato che non passa mai

Dall'8 marzo 2018 su Netflix c'è la seconda stagione di Jessica Jones. Lei è una supereroina manesca, categoria: tormentate. Dopo aver sgominato il malvagissimo figo nelle puntate precedenti - «Quale parte del dormire in alberghi a cinque stelle, mangiare nei ristoranti migliori e fare quello che diavolo ti pare consideri stupro?», sgradassa lui nel combattimento finale; «Quella in cui non volevo fare niente di tutto ciò», risponde lei senza battere ciglio: è un manifesto - Jessica deve combattere contro il capo-fantasma degli abusi passati. E il risultato, almeno all'inizio, è meno avvincente. Perché in Jessica Jones, come nelle cose che scrivi tu, il passato non passa mai. Cambia forma e cambia sostanza: finisce sempre per somigliare a quello che pensi sia giusto al presente. È un conforto della vecchiaia (e la maledizione delle supereroine) ma non aiuta il progredire della storia.

Jessica Jones, la seconda stagione su Netflixpinterest
Jessica Jones.

Su Vanity Fair racconti che in un ristorante la viglia di Natale hai incontrato per la prima volta Ken Starr, «l'uomo il cui staff, insieme a un gruppo di agenti dell'FBI (lui non c'era) mi spintonò dentro una camera d'albergo vicino al Pentagono per informarmi che, se non avessi collaborato, avrei rischiato 27 anni di prigione. L'uomo che ha trasformato la mia vita di ventiquattrenne in un inferno al fine di perseguire il presidente Clinton». Nonostante la tua disponibilità a «uscire dagli automatismi di difesa o negazione» - ovvero: gli hai rivolto la parola - lui non ti ha chiesto scusa. Fossi stata Jessica Jones, lo avresti sollevato con un dito e scaraventato con smorfietta sovraumana oltre una porta di vetro qualsivoglia. Invece hai scritto un articolo lagnoso. Speriamo non sia questo il gran finale: meriti di mandarlo al diavolo con meno giri di parole.