Che coss'è l'amor? Cantava in una famosa ballata Vinicio Capossela. Gli scienziati hanno provato a spiegarlo facendo appello alla chimica e alla biologia, tirando in ballo dopamina, norepinefrina, serotonina, adrenalina, feniletilamina, e tutte quelle altre belle sostanze che entrano in gioco quando si fa uso di droghe e cioccolata. Infatti l'amore crea dipendenza, come gli zuccheri e gli stupefacenti, ma questo già lo sappiamo. Però non abbiamo ancora la risposta che cercavamo. Dell'amore in fondo non c'interessa tanto la meccanica, il come e il durante, bensì il prima e il perché: cos'è che scatta quando ci si innamora? Qual è il motivo per cui la nostra centralina dei neurotrasmettitori, quando il cuore vibra, va in tilt?

L'amore resta un mistero

In 250mila anni di storia sulla Terra, l'uomo ha scoperto grandi cose: il fuoco, la ruota, i continenti, le galassie, le cure per guarire da malattie incurabili, i sistemi per fare figli senza partner e quelli per clonare pecore e scimmiette, scovare energie rinnovabili, realizzare mondi in 3D, escogitare intelligenze artificiali sfidando le leggi della natura e della fisica, sfidando Dio, sfidando persino se stessi. Eppure l'amore resta un mistero. Mistery of love non a caso s'intitola la colonna sonora candidata all'Oscar 2018 (ma le nomination in tutto sono quattro) dell'ultimo film di Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome, che racconta una delle più tenere storie d'amore cinematografiche degli ultimi anni, con protagonista il giovane Timothée Chalamet. Un amore che ha tutta la forza acerba e dirompente della prima volta, l'irruenza e la fragile alterigia di chi ancora non sa e si lancia in mondi ignoti con eroica incoscienza, armato solo della paura e la voglia di farsi del bene, ma anche del male a volte.

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Una scena del film Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.

L'amore non fa questione di genere

Che sia un amore tra ragazzi cambia poco, perché l'amore non fa questione di genere, non bada mai all'orientamento, è uguale per tutti, e dis-orienta a prescindere. Che la storia si svolga negli anni 80 invece non è un dettaglio. Erano anni analogici di sensi in allerta e attenzione vigile. Anni non anestetizzati dai social e non filtrati da Instagram. La concentrazione non era ancora calata ai livelli di quella di un pesce rosso e si era soliti leggere o annoiarsi d'estate, nuotare, pedalare, dormire in attesa che qualcosa accadesse. L'attesa è una bella cosa che abbiamo perso - il dolce tempo sospeso dell'assenza che oggi riempiamo a vanvera restando "collegati" in preda all'horror vacui - insieme al tedio immobile pregno di possibilità. In quel vivere e basta, abitare il presente senza ambire all'altrove, capitava a volte d'innamorarsi. Precipitarci dentro come sacchi nell'acqua. Senza preavviso e senza ragione. I sentimenti sono sempre irragionevoli.

L'amore fa battere il cuore

Oggi, mi dicono amici single e ci confermano gli esperti, non ci s'innamora più. O almeno, sempre meno. E non perché il cuore abbia smesso di battere nel modo matto che ben conosciamo, ma perché abbiamo via via cancellato le condizioni che portano le persone a incontrarsi e riconoscersi. Aumentano le app di dating online, diminuisce la voglia di stare insieme. Com'è possibile? È che abbiamo confuso la chimica dell'attrazione con l'algoritmo dell'affinità. Ci si sceglie per punti in comune. Donna quarantenne di bella presenza, appassionata di cinema e cucina, cerca coetaneo con cui condividere weekend gastronomici e serate d'essai… Si possono trovare simpatici compagni d'avventura così, amici di letto se va bene, ma il colpo di fulmine è un'altra cosa.

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Toa Heftiba/Unsplash

L'amore è irrazionale

L'amore nasce spesso per dissonanze, logiche opposte e complementari, fortunate contraddizioni. Se fossero vissuti oggi i miei genitori - incastro perfetto di agitazione e flemma, scatti di collera e indomita mitezza - non si sarebbero probabilmente mai incontrati, perdendo 50 anni di laborioso idillio. L'amore non s'ingabbia in un calcolo algebrico. L'amore è irrazionale, libero, persino quando arriva non puoi sapere quanto si fermerà. Di lui parliamo in questo numero. Di chi lo cerca, di chi lo dimentica, di chi lo sigilla in una formula con l'illusione di non farlo scappare. Magari scappa lo stesso, ma va bene così. "È stato meglio perderti che non esserci mai incontrati" cantava De André.

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