Le ragazze vogliono divertirsi. Uscire con le amiche, ridere, innamorarsi, farsi corteggiare, essere trattate come principesse, non avere paura, mai. Le ragazze sono la vita che esplode, i fiori dei campi che si muovono al vento, con le corolle come vestiti e gli steli come gambe sinuose, si nutrono di luce e di sole, la pioggia non le spaventa, le tempeste invece che piegarle le fanno danzare. Niente spaventa le fanciulle-fiore, quando sono tra loro: impudenti, sfacciate, colorate e ardite, a volte timide o schive, bellissime. Si sentono una potenza quando stanno insieme, e lo sono. Cantano, gridano, si tengono per mano, si guardano allo specchio, si tirano baci, torturano le ciocche dei lunghi capelli e le pellicine delle unghie smaltate, si amano, si odiano, si scambiano i vestiti, si fanno i selfie coi telefonini e si mettono i like. S'intendono con uno sguardo e sentono le cose, le cose del cuore che i maschi di solito non capiscono mai, o ci arrivano dopo. Dicono spesso «me lo sentivo», come le maghe o le sensitive.

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Le ragazze vanno lasciate in pace

La loro esuberanza è un dono di natura, la voglia di vivere una qualità, non un peccato da tenere a freno. Non si può imbrigliare una ragazza, non si deve. Dirle di non uscire, chiederle di non truccarsi e mettere jeans meno attillati, gonne meno corte, magliette più accollate. Diffidare degli estranei, non dare retta a nessuno, onorare il proprio uomo, non vedere gli amici. Le ragazze non devono ubbidire. I cani ubbidiscono, le persone no. Nessuna deve fare cose che non ha voglia di fare, neanche con la scusa che «è per il suo bene», anzi soprattutto se viene accampata quella scusa. Nessuna deve subire divieti in nome dell'amore. L'amore non vieta mai. Le ragazze non devono avere padroni.

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Le ragazze devono essere libere

Libere veramente, non «a chiacchiere», come direbbe Zalone. Libere di fare e di dire quello che vogliono, senza per questo sentirsi in pericolo. Fermarsi a parlare con uno sconosciuto, fare con lui un pezzo di strada, accettare un passaggio, senza temere che «chissà cosa accadrà». Libere di tornare a casa tardi, di prendere l'autobus o il metro dopo le 9 di sera, di ubriacarsi anche, come fanno i ragazzi, senza che qualcuno si approfitti di loro, facendole passare poi per tentatrici consenzienti. Libere di uscire con gli amici maschi, di innamorarsi e di lasciare il partner quando non sono innamorate più, senza paura di essere picchiate, perseguitate, uccise. Libere di essere libere nel modo che più gli aggrada.

Le ragazze dovrebbero fidarsi degli uomini

Di tutti gli uomini. Di quelli un po' rudi e di quelli garbati, che a volte si rivelano i peggiori, perché usano le parole come trappole. Ma soprattutto di quelli che dicono di amarle: i fidanzati, i mariti, gli amanti, i padri, i fratelli, gli amici più stretti. Sono loro che dovrebbero proteggerle, curarle come pietre preziose. Non chiuderle negli scrigni, nei vestiti che le nascondono e le mortificano come fossero prigioni, nei doveri e nelle convenzioni. Perché la ragazze non rinchiudono gli uomini. Neanche quelli cattivi. Sono gli altri che dovrebbero rinchiuderli. E invece restano spesso impuniti quando rubano la felicità e la vita alle ragazze. E non pagano mai abbastanza.

Maria Elena Viola, direttore di Gioia! Scrivetemi a: direttoregioia@hearst.it