La più grande scocciatura di stagione è essere invitate ai matrimoni, con una sola eccezione: avrei tanto voluto essere a quello di Jessica Chastain. L'ho capito mentre la cerimonia era già in corso e i siti dei giornali americani ci spiegavano – coi toni di chi è pur sempre una colonia – quanto era fantasmagorico il fatto che il marito italiano di Jessica fosse, santo cielo, nobile.

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Lei potrebbe farsi chiamare contessa, si sdilinquivano, abitando evidentemente un universo tutto loro in cui «contessa» è un titolo più monetizzabile di «star di Hollywood». Producono un prosecco di famiglia, si estasiavano, e leggendo era quasi impossibile non guardare con disprezzo il proprio marito privo di uno straccio di vigneto da prosecco: come abbiamo potuto sposare uno che compra il vino in enoteca, che roba plebea.

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Jessica Chastain con il neo marito, il conte Gian Luca Passi de Preposulo.

Fino al capolavoro: un avo dello sposo, c'informa People, negoziò la pace tra guelfi e ghibellini. Dev'essere stato un ricevimento di nozze bellissimo, in cui non erano le prozie venete a domandare degli Oscar alle amiche della sposa, ma le attrici americane a pregare le anziane parenti dello sposo di raccontar loro di quella volta dei guelfi e dei ghibellini.