Vespa, San Pellegrino e Perrier devono essergli sembratila quintessenza del fighettismo europeo, simboli odiosi della vita bella e frizzantina condotta dai debosciati di Roma e Parigi. Perciò Trump minaccia di tassare del 100 per cento l'importazione negli Usa dello scooter più celebre ed elegante e le acque minerali di lusso. Che in realtà di italiano e francese hanno ancora le bolle ma non più i capitali, controllati dalla multinazionale svizzera Nestlé.

La minaccia del presidente più discusso della storia americana sembra al momento soprattutto un gesto di stizza: i suoi tentativi di invertire la politica di Obama si stanno infrangendo contro un muro di sentenze giudiziarie e opposizioni parlamentari, dal bando contro i Paesi islamici all'abolizione del piano di sanità gratuita. Ecco perché Trump, sempre più nervoso e isolato, si sta concentrando sulle dogane.

Introdurre i super dazi sui prodotti esteri non sarà facile, ma sarebbe sbagliato sottovalutare l'impeto del presidente miliardario. Che è abituato, da consumato negoziatore, a sedersi al tavolo da una posizione di forza. E alza la voce su Vespa e Perrier per spaventare quei Paesi europei per lui non più preziosi alleati, bensì avversari commerciali da piegare con virile braccio di ferro. Domani toccherà ai prodotti tedeschi, ben più minacciosi per il mercato americano? La Germania ha nei confronti degli Usa un surplus commerciale enorme, ma produce molte centinaia di migliaia di auto direttamente sul suolo americano, creando posti di lavoro.

La globalizzazione ha interconnesso Usa, Cina, India ed Europa in modo quasi inestricabile, rendendo i protezionismi difficili da realizzare. A meno che Trump non decida di combattere una vera e propria guerra commerciale, principalmente con Pechino e Berlino. Ma sarebbe una scelta dai rischi gravissimi: molti conflitti bellici sono cominciati così, scivolando in fretta dai dazi ai cannoni.