Cara Reese Whiterspoon, per niente al mondo mi perderei il terzo Legally blonde.

Alla fine del secondo film l'avvocato Elle Woods, paladina dei diritti dei chihuahua, guidava verso l'avvenire la sua cabriolet rosa confetto – addobbata a nozze, non bastasse – e guardava con una qual concupiscenza la Casa Bianca nei paraggi. Era il 2003, e tutto doveva ancora succedere. Per appassionare le ragazzine al femminismo bisognava vestire la protagonista da Barbie Campidoglio, e insistere sui fondamentali: non importa cosa sembri, conta dove vuoi arrivare.

All'epoca, dici, soffrivi della «sindrome di Puffetta»: unica donna in un mondo di uomini. Poi il femminismo è diventato di moda, e la moda è diventata femminista: tacchi bassi, vita alta, mutande comode – persino Karl Lagerfeld ha mascherato le modelle da militanti. Non c'era più bisogno di continuare a raccontare le avventure di Elle Woods in tubino impraticabile all'inseguimento del prestigioso incarico: avevamo Hillary favorita, Beyoncé canonizzata, falangi di celebrità pronte a indignarsi al primo sgarbo. Sembrava fatta.

Reese Whiterspoon è pronta al terzo episodio della saga di Elle Woods, paladina della rivincita delle bionde, e noi siamo contente: c'è ancora bisogno di Legally Blonde.pinterest
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Invece il 2016 è stato l'anno in cui il femminismo ha perso. Così: di botto. Non mi fosse stato chiaro, sono andata al cinema a vedere Oceania, il primo cartone Disney femministicamente corretto sin dalle intenzioni. Se non le prime, almeno le seconde, ché la protagonista in originale si chiama Moana ma, non so se sai, hanno dovuto cambiarle nome – qui è Vaiana – perché non puoi chiamare un esempio per bambine come una leggenda del porno. E se poi quelle googlano?

E perciò Va-ia-na – ho sillabato togliendo gli occhialini 3D alle apprendiste suffragette di mia competenza – è la prima eroina Disney che a combattere ci va lei. «No, mamma», mi hanno spiegato, «c'è già Mulan». Ah. E allora Vaiana è la prima eroina Disney che non ha un fidanzato. «No, mamma», sottinteso: che pazienza, «quella è Ribelle». Ah. Ma almeno 'sta Vaiana è la prima eroina Disney con le caviglie grosse? «No, mamma, c'è Lilo». Chi? «Li-lo, di Lilo e Stitch». Vabbè, ma è minore. «Eh?». Uffa.

Alla fine, tutta la portata rivoluzionaria di questa Vaiana consiste nel dichiararsi esplicitamente «non principessa». Nonostante il vestitino e l'animale da compagnia lei – puntualizza più volte – non ha incarichi ufficiali, è soltanto «la figlia del capo». Praticamente: Ivanka Trump. Capisci pure tu che abbiamo sbagliato tutto, Reese. Dobbiamo ripensare, riavvolgere, ricominciare da Elle Woods. Che non si vergognava di sembrare Paris Hilton, e contemporaneamente poteva diventare presidente.