Trovarsi in una situazione di pericolo, come quando c'è un terremoto, e non riuscire a muoversi. A volte capita in sogno ed è terribile. Soprattutto se si verifica in quello strano stato di confine tra la veglia e il sonno, in cui la mente è vigile e il corpo incapace di rispondere ai comandi: tutto è immobile e pietrificato come sotto incantesimo. Paralisi notturna, la chiamano. Chi l'ha provata dice che è un'esperienza spaventosa. Volere alzarsi, scappare e non riuscire.

La terra ha tremato e poi è arrivata la neve

Per la gente di Montereale (Aq), epicentro dell'ultima potente scossa sismica, e degli altri comuni limitrofi appoggiati come tazzine sulla faglia maledetta che da agosto fa ballare il Centro Italia, non era un sogno. Quando la terra ha tremato – quattro scosse sismiche di magnitudo tra 5.1 e 5.4 – l'istinto di fuggire è stato forte, ma è stato bloccato dalla neve. Il mondo crollava sopra le loro teste, col solito tintinnio di vetri e ninnoli e grida scomposte e pianti e silenzio di piombo, e fuori un muro bianco di ghiaccio impediva di correre altrove, lontano dalle cose che si squartano e si sbriciolano, per mettersi in salvo.

I soccorritori scavavano con le pale e con le mani

Imprigionati dalla neve. Mentre una slavina si portava via un albergo a Farindola, sul Gran Sasso - 24 morti, 11 sopravvissuti e 5 dispersi al momento in cui scrivo - mentre i primi soccorritori, arrivati nel cuore della notte con gli sci, scavavano con le pale e con le mani dicendo a bassa voce «Ci sono, resisti, non morire» a chi era seppellito in quel perimetro di gelo e di macerie; mentre crollava ad Amatrice il campanile rimasto indenne dal tagadà di agosto e di ottobre, e peggiorava la conta delle vittime e si accresceva il numero degli sfollati accolti nei palazzetti dello sport e negli edifici comunali messi a disposizione dai sindaci, sgomenti e impotenti di fronte a quella che definivano una «situazione apocalittica».

L'Italia è il Paese geologicamente più attivo del Mediterraneo

45.000 scosse dal 24 agosto a oggi. Gli scienziati dell'Istituto di geofisica sostengono che una successione così ravvicinata non si era mai verificata prima. Poi ci si è messa la bufera: tre giorni ininterrotti di vento e neve che hanno inghiottito in poche ore le case e i campi ad alta quota sotto una coltre di 40 cm. I vecchi del posto dicono che era da almeno 30 anni che non si vedeva una nevicata così. Ma in quelle località il meteo è infido da sempre. E anche la terra che sta sotto. L'Italia è il Paese geologicamente più attivo del Mediterraneo. È dall'inizio della nostra storia che combattiamo con i sussulti della crosta terrestre e ancora abbiamo imparato poco o niente. Non tanto e non solo sulla capacità di gestire un'emergenza. Ma sull'incapacità di sentirsi, almeno nella disgrazia, vicini e solidali. La Commissione grandi rischi adesso segnala un altro fronte di allarme a Campotosto, secondo lago artificiale d'Europa, a 20 chilometri da Amatrice, dove tre dighe poggiano sopra la faglia parzialmente riattivata. Non è il momento delle polemiche, ma delle soluzioni. Rapide, ragionate e senza tante chiacchiere. Come le mani di chi ha strappato alle fauci della neve le vite intrappolate nell'hotel.