C'è un vecchio film in cui Rock Hudson è convinto d'essere in punto di morte. E quindi cerca di spiegare alla moglie, ignara, come cavarsela da sola con tutte quelle cose, dalle bollette da pagare alle lampadine da cambiare, cui di solito provvedeva lui. Doris Day lo guarda sorridente e stuporosa e dice: «Ma caro, per queste cose ci sei tu». L'ho visto alle elementari, l'ho trovato subito convincente, e da allora so che va così: certe cose le fanno gli uomini. Guidare la macchina. Rimandare indietro il vino se sa di tappo. Uccidere lo scarafaggio nella vasca da bagno.

Certo, poi gli uomini contemporanei sono delle mammole, e quindi il vino tocca rimandarlo indietro sempre a me. La patente però non l'ho ancora presa, e ogni tanto sussulto di stupore non per lo scarafaggio ma per la realtà immutata.

La settimana scorsa ero sulla carrozza silenzio d'un treno. Eravamo in quattro. Che nella carrozza silenzio nessuno faccia silenzio è cosa di cui mi sono già lamentata su queste pagine. Stavolta il portatore malsano di suoneria era un adulto con anziana mamma; lei parlava l'italiano di chi se n'è andata dall'Italia molti decenni fa, lui parlava inglese: mi ha detto che se non mi stava bene la suoneria potevo spostarmi di carrozza, e io ho deciso di farne una questione di principio e ho chiamato il capotreno.

Che, quand'è arrivato, prima mi ha detto che lui non sentiva rumori. Poi che ero troppo insistente. Poi che bisognava venirsi incontro. Solo quando è intervenuto il quarto passeggero, un maschio adulto che ha detto «La signora avrà pure i suoi modi, ma quello lì sta disturbando», il capotreno ha improvvisamente ritenuto di diventare severo col disturbatore e premuroso con me. Maria Laura Rodotà ha scritto su Sette che, quand'ha raccontato a un'amica d'essersi innamorata d'una donna, quella ha risposto che l'elettrauto, se non ci vai col marito, non ti prende sul serio. L'elettrauto non l'ho mai provato, ma posso testimoniare che sì: per il capotreno serve una parvenza di marito.

(nella foto d'apertura, Rock Hudson e Doris Day)