Se fossi Ivanka (Trump), sarei invidiosissima di Veronica (Padoan), che è andata a protestare contro il governo e assieme ai braccianti immigrati davanti alla prefettura di Foggia. Se fossi la figlia d'un uomo ridicolo candidato alla presidenza degli Stati Uniti, nulla mi sembrerebbe più invidiabile del margine di libertà che hai se sei solo figlia d'un ministro italiano. Puoi dissentire, invece di dire che sei tanto fiera del tuo bravissimo papà, sorridendo mentre ti si crepa la pelle per lo sforzo.
Se fossi Chelsea (Clinton), sarei invidiosissima di Monica (Lewinsky), che ci spiega ogni giorno che brutta cosa sia il bullismo online. Lei sa come ci si sente, dice: è stata la prima, quando la Rete non era così pervasiva e neppure esistevano i social, a venire offesa e ridicolizzata.
Siccome bisogna concentrarsi sul presente e far eleggere la mamma, Chelsea non può replicare che veramente la prima è stata lei: era una ragazzina con le sole colpe d'essere la visibile figlia del Presidente e d'avere l'apparecchio ai denti, e chiunque si sentiva autorizzato a darle della cessa. Sono passati vent'anni e ancora Chelsea non può dire: vorrei vedere quant'eravate fighi voi, nelle foto delle medie.