Riordinare, dopo quasi due anni, l'armadio acquista un fascino del tutto suggestivo, quando l'alternativa è rappresentata dal dare inizio a una giornata di lavoro. Perché se è vero che per molte lo smart working è un miraggio, chi lo fa sa che ogni giorno sarà un più o meno tosto braccio di ferro tra concentrazione e distrazioni. O tentazioni. O casini domestici. Se, insomma, il tuo ufficio è casa tua, beh devi riuscire a costruire pareti invisibili che ti isolino, per le ore necessarie a portare a termine una consegna, da tutto ciò che può distrarti (i figli), sedurti (le serie tv), innervosirti (l'elenco è troppo lungo per una povera parentesi). Vero, noi che si lavora da casa siamo esentate dal, per esempio, dover gestire gli inevitabili colleghi impossibili, ma non per questo soffriamo meno stanchezza, stress e ansia da prestazione.

stanchezza dal smart workingpinterest
Getty Images

Sì, ok, possiamo, si fa sempre per dire, scoppiare a piangere quando ci pare e piace senza doverci nascondere in uno sgabuzzino, ma dobbiamo anche sforzarci il doppio per non lasciare che quella vocina che ci sussurra che è già da un paio di settimane che dobbiamo ascoltare il nuovo album di Drake abbia il sopravvento, e ci rovini la giusta partenza per smaltire i nostri doveri. Basta niente, un cassetto con le ricevute da riordinare, un volo da prenotare, una lavatrice da svuotare, che il momento perfetto per iniziare con il lavoro è sfumato e la motivazione, quella che trovate in queste 20 frasi utilissime, che era lì a un centimetro si è sbriciolata. E se non rientrate nella categoria robotica delle iper organizzate, cioè quelle persone baciate in fronte dalla fortuna di aver avuto in dote la capacità di strutturare un'inossidabile routine anche se non devono andare fisicamente in un ufficio, allora anche a voi sarà successo di dover fare i conti, talvolta, con l'assoluta assenza di voglia di lavorare, alimentata da tutta una gamma di valide alternative a cui dedicarsi.

distrazioni da smart workingpinterest
Getty Images

In nostro aiuto, però, è arrivato un utile articolo di Science of us del New York Magazine con utilissimi consigli pratici su come avere la meglio sulla pigrizia mista a distrazione tipica dello smart working. Eccoli di seguito.

Procrastinare con intelligenza. Niente sembra affascinante come le cose che potresti fare al posto di quella che dovresti fare veramente, e non solo quelle piacevoli, ma anche quelle perniciose, che magari rimandi da settimane. Quei compiti, cioè, che ci appaiono semplici da terminare e che innescano questo ragionamento: finisco X in fretta, così ho una cosa in meno da fare e poi mi concentro su Y. Si chiama procrastinazione strutturata, e può essere sfruttata in modo efficace se inganniamo la mente convincendola a fare altro che in realtà serve a metterci in moto. Tenete, per esempio, due to do list, una per i compiti più impegnativi e l'altra per quelli più semplici, ovvero quelli piuttosto meccanici o che richiedono poco sforzo. La mente scivolerà automaticamente a quest'ultimo elenco, che in realtà serve apposta per essere spuntato più in fretta e darvi la carica necessaria a fare il resto.

scrivere to do listpinterest
Getty Images
  1. Adottate la tecnica del pomodoro. Il principio è questo: scegli un compito, setta un timer (silenzioso!) sul tempo per te congeniale, ma deve essere relativamente breve (l'ideale sono 25 minuti) e lavora intensamente finché il timer non scatta, senza distrarti e senza cambiare compito. Concediti una pausa di 5 minuti, poi ripeti. Completate 4 unità da 25 minuti, prendi una pausa più lunga, di 30 o 40 minuti. La tecnica del pomodoro è piuttosto efficace, ma si basa su un presupposto a dir poco ostico, e cioè che tutti i procrastinatori riescano a imporsi spontaneamente di non distrarsi. Se siete così onesti con voi stesse da ammettere di subire la tentazioni di fare un giro su questo o quel sito Internet, potete usare il pugno di ferro e optare per programmi che bloccano l'accesso a quei siti per un tempo da voi determinato.
  2. Non aspettate la motivazione. Siamo sempre alla ricerca della giusta motivazione per fare qualcosa, ma la verità è che spesso la motivazione non serve. Sì, vale anche quando possiamo gestire il nostro tempo, e sì, anche quando svolgiamo un mestiere creativo. Anzi, soprattutto quando svolgiamo un mestiere creativo. Lo psicologo Oliver Burkeman ha scritto: «Chi dice che dobbiate aspettare che vi sentiate di fare qualcosa per cominciare a farla? Il problema, da questa prospettiva, non è che non vi sentite motivati, ma che immaginate di averne bisogno. Se riusciste a considerare normali e passeggere le vostre sensazioni negative riguardo a ciò che state rimandando, realizzereste anche che questa riluttanza non deve essere sradicata o trasformata in qualcosa di positivo: basta accettarla e conviverci. Potete prendere atto del desiderio di procrastinare e lavorare comunque».