C'è una ragione per cui le donne preferiscono avere un capo uomo piuttosto che uno dello stesso sesso?

Se le pari opportunità sul posto di lavoro sono ancora (molto spesso) una chimera è altrettanto vero che quando una donna raggiunge il vertice molto spesso si trasforma in un essere complicato da gestire «dispettosa, emotiva e maligna». Almeno questo è quanto è emerso da un'inchiesta realizzata da The Atlantic.

Al contrario di quanto succede tra pari-grado, in cui la sorellanza ha il sopravvento su tutto (stress, competizione, errori...) quando è il tuo capo a essere donna viene spesso meno la solidarietà di genere, ma perché?

La risposta antropologica a questa domanda potrebbe essere che le femmine sono per eredità biologica meno disposte dei maschi a cooperare con individui dello stesso genere e, in linea più generale, le persone tendono a essere più dure con i membri del proprio gruppo, soprattutto quelli che vanno oltre i confini segnati dal gruppo stesso.

La tesi più plausibile però, sempre stando a quanto riscontrato da The Atlantic, è che dipenda dai maschi o meglio da come è composta l'azienda di cui la donna è a capo: «Le donne non nascono cattive nei confronti delle altre, lo diventano se vengono marginalizzate. Se poi alle discriminazioni si somma la fatica immane per scalare la cima, ecco che si scatena il corto circuito».

Sono molti altri i fattori da prendere in considerazione per comprende, capire e in alcuni casi anche prevenire il pessimo carattere di una donna capo «I capi maschi, per esempio, possono essere franchi, mentre le donne devono servire sandwiches per ammorbidire le proprie critiche», scrive The Atlantic.

Qualche soluzione? L'inchiesta termina con l'assioma che «le donne si riconcilieranno con le altre solo quando le aziende cominceranno a mostrare alle più dotate che sono autenticamente stimate e valorizzate, rendendole più ottimistiche a riguardo delle loro prospettive di carriera» che significa anche supportarle con programmi di welfare aziendale ma anche sociale.

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