L'8 giugno si celebra la Giornata mondiale degli Oceani e l'Onu ci ricorda che dalla loro salute dipende anche la nostra: non solo perché grazie a loro sopravvivono 3 miliardi di esseri umani, ma anche perché l'inquinamento da plastica delle acque è una concreta minaccia, per l'ecosistema marino e per noi. Sai quanta plastica finisce in mare ogni anno? 8 milioni di tonnellate: è come se ogni minuto un camion pieno di rifiuti riversasse il suo carico in mare, e questa quantità è in continuo aumento. Proprio per questo il tema della Giornata per il 2016 è Oceani sani, pianeta sano, e le Nazioni Unite focalizzano il loro impegno proprio sulla lotta all'inquinamento da plastica: che uccide gli animali marini (basta un sacchetto in mare per uccidere uccelli marini, tartarughe e delfini, ricordatene quando sei in spiaggia, e se ne avvisti uno in acqua recuperalo subito se ti è possibile) ma danneggia anche noi, perché i rifiuti plastici si scompongono in frammenti sempre più piccoli ed entrano nella catena alimentare della fauna marina. Sai cosa significa? Che alla fine la plastica arriva nel nostro piatto, nei pesci che mangiamo. 

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Che fare dunque per salvare gli oceani e noi stessi da questo tsunami di plastica? Su scala globale, ecco il decalogo delle azioni urgenti per tutelare gli oceani stilato da Greenpeace. Ma non dimentichiamo mai che le nostre azioni di ogni giorno sono un contributo fondamentale. E poi, ci sono le idee geniali, da quella di un giovane come Boyan Slat, che ha inventato grandi barriere capaci di filtrare i rifiuti, all'idea super fashion di Pharrell Williams, che con Raw for the Oceans produce indumenti in denim dalla plastica dispersa in mare.

1. RISERVE MARINE

Per preservare la biodiversità marina e mantenere vitali le funzioni degli oceani è necessario creare una rete di riserve marine che protegga il quaranta per cento della loro superficie. Tali riserve dovranno tutelare i punti più sensibili e ricchi di biodiversità dei nostri oceani, dai Poli al Mediterraneo, dove Greenpeace ha proposto la creazione di trentadue riserve marine, tra cui una nel Canale di Sicilia.

2. PESCA SOSTENIBILE

per garantire un futuro alle popolazioni ittiche ormai in crisi è necessario ripensare le attività di pesca, da un lato fermando la pesca eccessiva e rispettando i limiti scientifici di cattura per non sovra sfruttare gli stock, dall'altro favorendo la piccola pesca sostenibile. La riforma della Politica Comune della Pesca in Europa è in questo senso una grande opportunità per rendere la pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

3. NO AI METODI DI PESCA DISTRUTTIVI

Fermare la pesca illegale ed eliminare metodi distruttivi come la pesca a strascico d'alto mare o la pesca con reti a circuizioni sui Fad (sistemi di aggregazione per pesci), che stanno avendo un gravissimo impatto sulle risorse e tutto l'ecosistema marino. I Fad sono oggetti galleggianti utilizzati per aggregare i pesci che purtroppo causano la cattura di esemplari giovani di tonno, squali, tartarughe e altre specie marine.

4. RIDURRE L'INQUINAMENTO

È necessario ridurre l'inquinamento che arriva da fonti terrestri, soprattutto in aree che dovrebbero essere a tutela di specie particolarmente sensibili, come il Santuario dei Cetacei del Mar Ligure.

5. REGOLE SUL TRAFFICO NAVALE

Ridurre il traffico navale, e in particolar modo porre limiti e controlli al trasporto di carichi pericolosi in zone sensibili come lo stretto di Bonifacio.

6. CONSUMI SOSTENIBILI 

Per proteggere gli oceani bisogna fare attenzione al pesce che consumiamo, assicurandoci che non provenga da stock sovrasfruttati o da una pesca distruttiva. È importante che le grandi compagnie, come quelle che producono tonno in scatola, si impegnino a utilizzare solo tonno pescato in modo sostenibile. 

7. NO ALLE PERFORAZIONI OFF SHORE:

Fermare attività di estrazioni pericolose, come le perforazioni off shore, che minacciano habitat preziosi che vanno dal lontano Artico al più familiare Canale di Sicilia, nel Mediterraneo.

8. DIFESA DELL'OCEANO ARTICO 

Creare immediatamente una moratoria contro lo sviluppo industriale nell'area dell'Oceano Artico. L'area da tutelare deve comprendere le acque ricoperte dai ghiacci secondo le medie registrare tra il 1979 e il 2000. Questo periodo, infatti, precede l'inizio della perdita significativa dei ghiacci a causa dei cambiamenti climatici. Fenomeno che ha aperto la strada allo sfruttamento di ambienti incontaminati prima inaccessibili.

9. ATTENZIONE ALLA PLASTICA 

L'ottanta per cento della plastica che inquina gli oceani viene dalla terraferma. Per limitarne l'impatto sui nostri mari è necessario ridurre l'uso di confezioni e imballaggi prodotti con questo materiale.

10. STOP AL CLIMATE CHANGE

I gas serra stanno aumentando l'acidità degli oceani, distruggendo il delicato equilibrio delle barriere coralline e causando l'aumento del livello del mare. Se vogliamo che gli oceani continuino a fornire cibo, lavoro e ossigeno alle popolazioni del Pianeta, è necessario limitarne il surriscaldamento dovuto alle attività dell'uomo.

(Fonte: Greenpeace)