Il simbolo per antonomasia di Parigi? Se si parla di monumenti è sicuramente la Torre Eiffel, ma se ci si riferisce alla socialità viene spontaneo pensare ai bistrot, locali così tipicamente francesi che diventa riduttivo paragonarli a piccoli ristoranti, trattorie od osterie di altri Paesi, compresa l'Italia

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Paola Pardieri

I bistrot sono luoghi rituali che aiutano a vivere, facilitando la comunicazione e lo scambio d'opinioni, come scrive l'antropologo Marc Augé nel suo ultimo libro (Un etnologo al bistrot). Luoghi così cari all'immaginario collettivo parigino da essere spesso immortalati dal cinema (basti pensare a molti film di François Truffaut, a  Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet o, ancora, ad Albergo nord di Marcel Carné (l'albergo a cui fa riferimento il titolo del film oggi è un ottimo bistrot, che si chiama appunto Hotel du Nord, nella foto sopra, affacciato sull'incantevole canale Saint-Martin). 

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«Alcuni bistrot sono ben presenti alla nostra memoria con il loro carico di storia e di ricordi personali, recenti o remoti, magari anche ricordi di letture, compresi i romanzi. Eppure l'autentica forza dei bistrot è nel loro essere perfettamente attuali, ancora presenti in forza nelle strade di Parigi», scrive ancora Augé. 

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courtesy Bistrotters

Di fatto, oltre ai numerosi bistrot storici (un esempio per tutti: Les Deux Magots a Saint Germain des Pres, nelle foto sotto, frequentato dai "poeti maledetti" Mallarmé, Verlaine e Rimbaud) oggi ce ne sono molti, per i quali non a caso è stata coniata la definizione neo-bistrot, che rispecchiano alla perfezione quell'attualità di cui parla Augé. Locali gestiti da giovani chef che "reinterpretano" i menu tipici e li realizzano utilizzando rigorosamente prodotti del territorio. Spazi conviviali dotati di wi-fi, ma caratterizzati da un'atmosfera che favorisce ancora gli incontri e  la conversazione.

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Per dirla ancora con Augé, «in un  mondo che sembra scommettere soltanto sull'immediatezza e sull'ubiquità, dove la parola d'ordine è nutrirsi in fretta e inghiottire senza pensarci, dove le grandi catene alimentari hanno invaso la Terra intera, la paradossale esistenza del bistrot può valere come una forma di resistenza». Eccone cinque a Parigi che incarnano alla perfezione questa nuova filosofia del mangiare e dello stare insieme.

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Abri

Situato al confine tra il IX e il X arrondisement, l'Abri è un bistrot di piccole dimensioni, dagli arredi un po' spartani (tavoli grezzi e lampadari officina), che ricorda un po' un locale della Berlino dell'Est. Ma non fatevi ingannare dall'apparente semplicità: i piatti, preparati dallo chef giapponese Katsuaki Okyama, sono raffinati e gustosi. Tra le "chicche" del menu, petto d'anatra con quinoa e riso; un sublime puré di carciofi e porcini; merluzzo in emulsione di sherry; ceviche di pesce e molluschi; topinambur gratinati con crescione: crumble di nocciole.

Abri, 92 Rue de Faubourg Poissonnière, tel. +33/183970000.

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La Crèmerie

Come si intuisce dal nome, La Crèmerie, piccola enoteca nel quartiere di Saint Germain des Pres (VI arrondissement) è stata ricavata da una vecchia latteria a due passi dalla chiesa di Saint Sulpice. Viene servito qualche piatto caldo, per esempio squisiti flan di verdure, ma il punto di forza del locale sono i taglieri di formaggi e salumi francesi, provenienti da produttori altamente selezionati, e la terrina (di foie gras oppure manzo, coniglio, anatra), un piatto tipico d'Oltralpe. Ottima anche la scelta dei vini, serviti al calice o in bottiglia. 

La Crèmerie, 9 Rue des Quatre Vents, tel. +33/143549930.

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Le Comptoir

Durante il weekend, obbligatorio prenotare un tavolo a Le comptoir, delizioso bistrot del VI arrondissement con soli 20 posti a sedere. Lo gestisce Yves Camdeborde (nella foto sotto), proprietario, insieme alla moglie Claudine, del locale e dell'albergo che lo ospita, l'hotel relais Saint Germain (hotel-paris-relais-saint-germain.com) Mentre di giorno il menu è "easy", adatto a studenti o impiegati in pausa pranzo, alla sera lo chef e la sua équipe propongono una cucina golosa e raffinata, attenta alla tradizione culinaria francese, ma al tempo stesso aperta alle contaminazioni. Tanto per fare un esempio, una semplice zuppa di lenticchie viene arricchita di latte di capra e tapioca, ingrediente molto usato nell'America del Sud, e insaporita con foglioline di menta. Mentre le classiche capesante vengono servite con purè di radici di prezzemolo e castagne; ottima anche l'insalata di fragoline di bosco e Parmigiano, il foie gras e l'immancabile tagliere con i migliori formaggi francesi. 

Le comptoir, 9 Carrefour de l'Odéon, tel. +33/144270797.

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Bristotters

Gl elementi tipici del bistrot ci sono tutti: i tavoli di legno, lo specchio, il bancone di zinco e la mensola con i liquori. Però, appena ti siedi ti rendi conto che qualcosa differenzia Bistrotters, nel quartiere Plaisance, dal locale che doveva essere ai tempi della sua prima inaugurazione, agli inizi del '900. Una sensazione che si rafforza appena guardi la lavagna del menu: non mancano certo il foie gras o succulente salsicce, però vengono proposte anche torte salate adatte ai palati vegani. Inoltre, questo locale del XIV arrondissement vanta l'etichetta Les Produits d'Ici, Cuisinés ici (prodotti locali, cucinati qui) che identifica i ristoranti che utilizzano materie prime fresche, di stagione e provenienti dall'Ile de France. Come sottolineano Erwan, lo chef, e François, il gestore, qui i prodotti surgelati sono banditi!  E se volete comprare una bottiglia da portare a casa come souvenir, ricordatevi che la cantina è fornita di ottime etichette .

Bistrotters, 9 rue Decrès, tel : +33/145455859

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courtesy Bistrotters

Le Baratin

Le Baratin è una vera e propria istituzione di Belleville (XX° arrondissement), il quartiere dove lo scrittore Daniel Pennac ha ambientato le avventure di Benjamin Malaussène. Animatori del locale, Raquel Carena, ai fornelli, e suo marito Philippe, che si occupa della cantina proponendo agli avventori vini biologici o di piccoli produttori. Il bistrot è piccolo (meglio prenotare almeno con due giorni d'anticipo), ma la cucina è grande, ovvero molto curata e attenta alla produzione locale. Tra i "cavalli di battaglia" di Raquel, vellutata fredda di crostacei allo zafferano; carpaccio di branzino all'aceto giapponese; asparagi, ricotta e acciughe; tartare di sugarello (un pesce d'acqua dolce) con barbabietola; zuppa di cavolfiore con pancetta affumicata; crema alla vaniglia del Madagascar .

Le Baratin, 3 rue Jouye-Rouve, tel. +33/143493970

Dove dormire

Il Fred Hotel (fred-hotel.com) si trova in avenue Villemain, una piccola strada tranquilla del quartiere Plaisance, nel cuore dl XIV° arrondissement, 10 minuti di cammino dalla stazione di Montparnasse. Recentemente rinnovato su progetto dell'architetto Jean-Luc Bras, è un albergo piccolo, veramente a misura d'uomo. A cominciare dalla saletta dove alla mattina si fa colazione insieme agli altri ospiti, raccolti attorno a un grande tavolo di legno. Le stanze, in tutto 36, coniugano perfettamente funzionalità e design e sono dotate di wi-fi gratuito, televisore a schermo piatto, climatizzatore e bagno con doccia. Camera doppia a partire da 75 euro.

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courtesy Fred Hotel
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