Con la globalizzazione è cresciuto anche il melting pot: sempre più spesso donne e uomini di popoli diversi s'incontrano, si frequentano, s'innamorano. A volte però le loro culture sono agli antipodi, e allora possono nascere problemi di comunicazione. Soprattutto nelle questioni di letto, dove pratiche, abitudini e tabù variano che è un piacere.

Polinesia, 1955. Il documentarista Folco Quilici è sul set diL'ultimo Paradiso. La protagonista, una ragazza del Pacifico meridionale, è bella ma le manca un incisivo. La produzione le procura un dentino posticcio, che lei toglie prima di dormire. La mattina, però, dimentica sempre di rimetterlo e tocca fare il giro del villaggio letto per letto, ritardando le riprese, perché non si sa mai con chi si è coricata. Al problema si ovviò proponendole di giacere solo con membri dello staff (escluso il regista, impegnato con un'altra bellezza locale), così l'amante di turno recuperava la protesi. La ragazza non era considerata una poco di buono: nel suo Paese la disinvoltura sessuale è scontata. L'episodio, raccontato da Quilici, serve a ricordare che il sesso intorno al mondo si declina in modi che la globalizzazione stenta a uniformare.

Oltre il 10 per cento dei matrimoni in Italia si contrae con uno straniero, e le cifre sono in costante aumento, è necessario imparare il linguaggio dei corpi nei letti misti, invece di osservarli con antropologico distacco.

«I senegalesi si sposano presto: attente italiane, il vostro moroso potrebbe avere una consorte che lo aspetta a Dakar», dice Abe Kayne, il giovane rapper cresciuto a La Spezia col papà immigrato e la seconda moglie di lui, italiana. «Cercano di non far mancare nulla alle mogli, ma nel sesso non c'è molta reciprocità: le donne aspettano il marito, gli preparano il bagno, legano attorno alla vita i gergerij, cordini con perline, ballano il leumbeul, un audace movimento di bacino e massaggiano il consorte prima del sesso. Durante l'atto lui vuole stare comodo, non ama cambiare posizione bruscamente e ha un'inibizione incrollabile: il sesso orale. Gli piace riceverlo, ma non lo contraccambia».

Agli islamici piace al buio. Fernando Liggio, professore con una lunga lista di meriti e qualifiche, spiega che nell'Islam i comportamenti sessuali sono complicati, regolati dagli insegnamenti del Profeta. Si dividono in vietati, consentiti, consigliati, tollerati, facoltativi. C'è l'obbligo della depilazione dei genitali, ogni 40 giorni per l'uomo, 20 per le donne, perché si ritiene che la crescita dei peli pubici abbassi il desiderio.

Durante il digiuno le donne osservano la castità, mentre agli uomini è consentita la penetrazione, limitata però alla punta del membro e senza eiaculazione. E mai rapporti durante il ciclo. «Ho sposato un marocchino che non aveva conosciuto altre donne all'infuori di me, ed è fedele per natura e tradizione», racconta Mariapia Peirano, l'autrice di Certe famiglie, romanzo sui legami nel mondo arabo.

«Gli uomini del Marocco non amano le donne vistose. L'amore lo consumano al buio e in silenzio: niente gridolini di piacere che possono essere uditi dai vicini. Vietatissime le effusioni in pubblico: al massimo, mano nella mano». Il loro tabù sta nel non considerare degna di attenzioni sessuali la donna che non può avere figli. «È un'umiliazione di fronte agli amici connazionali, che generano abbondante prole», dice la Peirano, che su questo ha scritto un altro romanzo in uscita in autunno, A certe condizioni (Araba Fenice Boves). L'uomo avrebbe il diritto di risposarsi con una donna fertile, ma per fortuna, quelli che sposano qui una di noi, riescono spesso a passarci sopra, con un po' di tristezza.

Oltreoceano, i discendenti degli africani deportati, miscelati con gli spagnoli, hanno un rapporto disparato con il sesso orale. «Amiamo dare piacere alle nostre donne, con tutti i tipi di preliminari», dice Angelo, informatico cubano trapiantato negli Stati Uniti. «E abbiamo il pallino per il sesso alternativo: sì, insomma, il lato B. Negli States ci sono anche uomini che lo praticano passivamente con le loro partner, con i sex toy». Veronica, traduttrice di San Salvador, è fuggita dai controsensi del suo Paese. «Da noi il sesso è peccato e la verginità è importante. Ma il contatto fisico è irresistibile e il sesso piace. Una sofferenza. Quello che però una ragazza del mio Paese non farebbe mai è praticare sesso orale a un uomo».

Giapponesi fetish. O platonici. Della sessualità rituale dei giapponesi, il bondage, la cortese teatralità con cui le ragazze esprimono stupore anche se lui dovesse offrire non più di un cetriolino, si sa tutto. È un po' meno noto che la produzione dell'hard-core nipponico sia la più fiorente del mondo, sebbene i giapponesi detengano il record negativo di frequenza di rapporti.

Colpa della crescente sindrome otaku: il feticismo di un personaggio, soprattutto manga, o di un oggetto (c'è chi ha sposato il suo cuscino). E poi ci sono gli soshokukei danshi, i "maschi erbivori", che hanno solo relazioni platoniche. I nipponici preferiscono comunque le ragazze del loro Paese. «Le donne occidentali hanno fama di essere esperte mentre a loro piace essere onnipotenti a letto», spiega Tomoko, cresciuta a Roma per motivi di lavoro del padre. «E poi temono la competizione con i vostri maschi. Ma per me sono solo paranoie».

Gli italiani che stanno intraprendendo relazioni con donne cinesi confidano invece di essere rimasti sorpresi dalla "posizione della rana", il loro modo di stare sopra. Faticoso. «Hai presente quando vi scappa in campagna? Ecco, così», dice Andrea, milanese. «La cosa che non ho ancora capito è perché la mia ragazza, che non parla bene italiano, emetta gemiti in inglese nel momento clou. Forse guarda film porno di nascosto?».

Donne italiane con uomini cinesi sono meno frequenti. Così non si trova nessuna in grado di confermare la sindrome di Koro, la crisi di panico data dalla sensazione che il membro si stia ritraendo nella cavità addominale, fino a sparire. È diffusa in Oriente e quando l'attacco si presenta la cura ufficiale consiste (guarda un po') in una fellatio d'emergenza da parte della partner.

Torniamo in Oceania, dove pare che ci si diverta parecchio. «A Truck, in Micronesia, il massimo del godimento lo procura la donna infilando un dito nell'orecchio dell'uomo un attimo prima dell'orgasmo», dice l'antropologo Duccio Canestrini, autore di Antropop (Bollati Boringhieri), appena uscito. Sempre in Polinesia, infine, è in vigore l'usanza del night crawling: «Gli uomini si intrufolano nelle camere delle donne, non importa se sposate o nubili, e le toccano e danno loro piacere cercando di non svegliarle». Noi, qui, si caccerebbe un urlo prima di chiamare il 113. Malafede culturale.