Educazione alimentare: se ne fa un gran parlare, ma mangiare, al netto di gusti, tradizioni e abitudini familiari, resta un atto istintivo: hai fame? Mangi. Ancora di più oggi, perché il cibo, complice il boom dello street food, è disponibile 24 ore su 24. Secondo l'ultimo Rapporto sulla ristorazione della Federazione italiana pubblici esercizi, il 77 per cento di noi consuma cibo fuori casa, dalla colazione al dopo cena. Corollario: siamo diventati un popolo di mangiatori maleducati. 

Secondo la campagna Curarelasalute.com, voluta dalla Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, il 44 per cento degli italiani mangia solo una o due porzioni al giorno di frutta e verdura (dovrebbero essere cinque, per l'Organizzazione mondiale della sanità), il 45 per cento fa vita sedentaria e il 20 per cento è al di sotto o al di sopra del peso forma. Per molte la gravidanza è spesso l'inizio di una serie di errori alimentari, come svela AstraRicerche per Fondazione Giorgio Pardi con Effik: il 49,3 per cento delle donne sottovaluta il sovrappeso, ignora l'importanza di una dieta ricca di calcio e vitamina D, trascura l'esercizio fisico. 

«Con la ricchezza di prodotti e informazioni sembrerebbe impossibile nutrirsi male», commenta Gloria Brolatti, blogger  e presidente dell'omonima associazione per la diffusione della corretta cultura del cibo. «Ma la mole di prodotti e notizie è spesso contraddittoria. Siamo immersi in un mare di cibo, ma è come se non sapessimo nuotarci dentro». 

Da dove cominciare? «Dall'inizio: in mezzo a tanti stimoli non siamo più abituati a sentire quello essenziale, la fame. Si mangia per mille altri motivi. Ascoltarla e riportarla in una griglia di orari e luoghi è già un passo avanti. Poi, impariamo a decodificare le informazioni, senza subirle: basta leggere l'etichetta. E cerchiamo di orientarci rispettando la stagionalità e affidandoci con intelligenza a ciò che l'industria alimentare mette a disposizione. Tra l'aprire una busta di cibo precotto e stare due ore in cucina per una torta salata, la soluzione è usare la sfoglia pronta e farcirla con zucca, porri, ricotta, parmigiano e uovo: anche i bambini apprezzeranno le verdure».

Riscuote particolare successo Marco Bianchi, divulgatore scientifico per la Fondazione Veronesi e dispensatore di consigli sulla sana alimentazione in tv e sui social media. «Gli italiani si muovono poco e mangiano troppo», sintetizza. «La confusione è molta, ma non mancano i messaggi chiari: la Società italiana di nutrizione umana suggerisce di ridurre l'introito di zucchero extra, scendendo sotto i 50 g al giorno (12 cucchiaini da caffè). Dovremmo mangiare più cibi integrali tutti i giorni e pesce almeno tre volte a settimana. Anche mettere più colori possibili nel menu settimanale (il verde delle insalate, il rosso del pomodoro, l'arancio di zucca e carote, il viola delle melanzane e il blu dei frutti di bosco) è una strategia facile per un'alimentazione varia e nutriente».

«La disponibilità continua di cibo ci svantaggia», spiega Elisabetta Bernardi, nutrizionista e autrice del libro Oggi cosa mangio (Giunti). «Geneticamente siamo ancora come i nostri antenati, che venivano spronati alla ricerca del cibo dal minimo stimolo, perché reperirlo era difficile: anche a noi basta l'odore di cornetti caldi per cadere in tentazione. Il vecchio adagio "non mangiare fuori pasto", che disciplinava l'approccio primitivo, andrebbe recuperato».

Occhio anche al supermercato: «Meglio andare con una lista costruita immaginando i menu della settimana, altrimenti si rischia di mangiare troppo e sprecare molto. Riflettere su quanto sia ecosostenibile la nostra alimentazione è un modo per auto-educarci: la dieta mediterranea concilia salubrità e salvaguardia dell'ambiente perché si mangia di tutto, soprattutto vegetali e cereali, in quantità appropriate. Anche verdure surgelate o insalate in busta evitano gli sprechi, sono pratiche e spesso con un contenuto nutrizionale superiore al fresco», conclude l'esperta.