Morire d'attesa. È quello che è successo a Giulia, 17 anni, di Genova, il 15 marzo 2011. Soffriva di bulimia ed era in lista per il ricovero in una struttura specializzata fuori dalla sua regione. Ma la chiamata non arrivò in tempo. Suo papà, Stefano Tavilla, ha poi costituito un'associazione (minutodivita.it) per promuovere una giornata di sensibilizzazione contro i disturbi del comportamento alimentare (Dca), il 15 marzo.

Questa settima edizione della Giornata nazionale del fiocchetto lilla (simbolo della lotta contro i Dca) si concentra soprattutto sulla bulimia, più insidiosa (perché spesso chi ne soffre è normopeso) e ormai più diffusa dell'anoressia: «Nella popolazione generale, i bulimici sono il 70 per cento dei pazienti che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, contro il 30 per cento degli anoressici», spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e presidente della Società italiana riabilitazione disturbi del comportamento alimentare e del peso.

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«La grande patologia alimentare attuale è multicompulsiva: abbuffate seguite da metodi vari per scongiurare l'aumento di peso (vomito, diuretici e lassativi, eccesso di esercizio fisico), a volte correlate con ipersessualità, cleptomania, disturbi della personalità». Il caso di Giulia, purtroppo, potrebbe ripetersi: «In molte regioni italiane continuano a mancare strutture specializzate, e ciò causa una migrazione, con gravi ritardi nella diagnosi e nelle cure», continua Laura Dalla Ragione.

L'esordio può avvenire intorno agli 8-10 anni, ma ci sono anche pazienti che superano i 50 anni

«Il numero dei casi non accenna a diminuire: sono più di 3 milioni, e nel 2016 anoressia e bulimia insieme hanno causato 3.240 vittime». Ora si ammalano di più anche gli uomini (uno ogni quattro donne) e si è allungata l'età a rischio: l'esordio può avvenire a 8-10 anni, ma ci sono anche pazienti di oltre 50. Per informazioni sui centri specializzati si può consultare la mappa del ministero della Salute al sito disturbialimentarionline.it e chiamare il numero verde nazionale 800180969 che raccoglie le richieste di aiuto da tutta Italia. (Mariateresa Truncellito)

Binge eating: la testimonianza in un libro

Il corpo delle donne è ribelle: cresce sbadatamente nei punti sbagliati, riempie troppo i vestiti, tutta la vita è una guerra per tenerlo sotto controllo, dimagrire, dimagrire, dimagrire. Molte a un certo punto rinunciano alla battaglia, ma poche disfatte sono fragorose come quella di Roxane Gay, che a trent'anni era alta un metro e novanta per 260 chili. Ora ne ha 43 e il corpo di cui ci racconta la storia in una spietata autobiografia intitolata Fame (Einaudi) pesa quasi 2 quintali.

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Roxane Gay, 43 anni, ha pubblicato il libro Fame (Einaudi).

Nata nel Nebraska in una famiglia affettuosa e benestante di origine haitiana, Roxane è una bella ragazzina che va alle medie quando il compagno che le piace la porta nel bosco e la stupra insieme agli amici. Senza dire una parola a nessuno, lei decide di costruirsi un corpo nuovo: enorme, repellente, un corpo che nessuno vorrebbe toccare, un corpo in cui stare al sicuro. Segue un decennio di binge eating, una brillante carriera accademica che non placa la fame; innumerevoli relazioni mortificanti governate dall'idea di non meritare l'amore; il disgusto della propria debolezza, che è insieme «l'incapacità di governare il corpo e l'incapacità di accettarlo com'è».

Libro Famepinterest
Fame, Einaudi, pp. 280, 17,50 euro, ebook 8,99 euro.

Roxane è sincera fino all'autolesionismo: la vediamo ingozzarsi; vomitare dopo ogni abbuffata nel periodo in cui cerca di essere "solo" bulimica, per poi concludere che la bulimia è roba da ragazzine; rompere la sedia sul palco quando si siede per una conferenza, piangere quando la gente la evita come se avesse un'infezione. E l'ascoltiamo ammettere la sua impotenza senza dare lezioni a nessuno, se non la limpida consapevolezza di un segreto che riguarda anche molte altre: «Io so cosa significa avere fame senza essere affamati. Io so che la fame è nella testa e nel corpo e nell'anima». (Monica Ceci)