Tutte noi abbiamo una parte del corpo che non amiamo particolarmente: a volte la notiamo come prima cosa al mattino, quando ci specchiamo dopo esserci lavati la faccia, altre volte ci facciamo caso quando proviamo un abito in un camerino, ma in ogni caso al di là di un fastidio momentaneo non si tratta di qualcosa che interferisce con la vita quotidiana.

Ci sono invece alcune persone che a causa di un disturbo chiamato dismorfofobia passano ore della loro giornata a rimuginare sui loro (presunti) difetti, in modo ossessivo. È stata Kim Kardashian, abituata a vivere sotto la luce dei riflettori, ad alzare il velo di silenzio su una malattia che può condizionare pesantemente le persone che ne soffrono: ci si sente insomma così brutti da stare male, nonostante le rassicurazioni di amici e familiari, si prova un'angoscia costante, che spesso scompare e riappare durante i periodi di stress, e inevitabilmente si ha anche paura ad uscire di casa per andare a scuola o al lavoro.

Dismorfofobia cause e sintomipinterest
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A volte alcune persone che soffrono di dismorfofobia, che è un disturbo dello spettro ossessivo-compulsivo, arrivano a rivolgersi alla chirurgia estetica, nella speranza di risolvere i loro problemi. Ma il rischio è che perdano il controllo della situazione e non siano mai soddisfatte.

Le cause di questo disturbo, che colpisce uomini e donne, sono ancora sconosciute: molti però puntano il dito contro la mancanza di autostima, che nei casi più gravi può anche scatenare disturbi dell'alimentazione (come anoressia o bulimia), mentre altri accusano la cultura della perfezione, dell'inseguimento a tutti i costi di modelli inarrivabili e spesso photoshoppati, e quindi non reali.

Ma, e su questo dobbiamo dare ragione a Kim Kardashian, dobbiamo prendere in considerazione come causa della dismorfofobia anche il body shaming, ovvero quando per attaccare una persona si prende di mira il suo corpo su elementi come peso ed età.

È un fenomeno molto diffuso soprattutto nei confronti delle donne e non è una questione che riguarda soltanto le celeb: quante volte l'aspetto fisico di persona viene tirato in ballo con tono denigratorio durante una discussione, quando evidentemente vengono a mancare i contenuti e la sostanza?

E il peggio è quando tutto questo non avviene vis-à-vis, ma sui social, dove grazie alla distanza fisica e psicologica (più che all'anonimato, visto che i messaggi spesso sono firmati con nome e cognome), si possono inviare tweet e commenti al vetriolo, senza pensare alle conseguenze. Ecco, visto quello che è successo a Kim, e non solo, sarebbe proprio il caso di iniziare a pensarci, alle conseguenze, e a fermarci prima che le nostre parole - anche virtuali - facciano davvero male.