Da quando è stato introdotto dalla ministra Beatrice Lorenzin l'obbligo vaccinale per l'iscrizione a scuola è scattata una nuova controffensiva no-vax ovvero la richiesta a pediatri e a medici di base di test ed esami pre vaccinali, ovvero test di vario genere che a loro avviso servirebbero per prevedere le possibili reazioni avverse provocate dai vaccini.

Si tratta di due tipi di esami, segnalati anche da Roberto Gava (il medico radiato lo scorso aprile dall'Ordine dei Medici per le sue posizioni contro i vaccini, citato spesso dai no-vax) seppure con qualche perplessità: ci sono esami di primo livello, che includono ad esempio il dosaggio delle immunoglobuline e la tipizzazione linfocitaria, e di secondo livello, come l'analisi dei polimorfismi del DNA.

Ma, come ha precisato il presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), Alberto Villani, «non esistono evidenze scientifiche che dimostrino l'utilità di accertamenti di laboratorio in grado di prevedere o prevenire eventuali reazioni avverse conseguenti alla somministrazione dei vaccini».

L'Istituto Superiore di Sanità in un documento redatto da Franco Giovanetti (Dirigente medico Dipartimento di Prevenzione ASL CN2 Alba Bra Regione Piemonte - epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/pdf/LeDomandeDifficili.pdf) scende più in dettaglio in particolare su due esami - tipizzazione HLA e indagine sulle varianti genetiche del gene che codifica per l'enzima MTHFR -, concludendo che: «al momento attuale i test prevaccinali sono l'ennesima illusione che viene fornita a genitori preoccupati per le possibili reazioni da vaccino».

Quindi si può dire che, di fatto, i test ed esami pre vaccinali non servono. Anzi, spiegava già più di un anno fa sul suo profilo Facebook il dott. Roberto Burioni, virologo dell'Università Vita Salute San Raffaele di Milano e autore del libro Il vaccino non è un'opinione, a qualcosa in realtà servono: «a fare transitare del denaro dal vostro conto corrente a quello di chi ve li propone e ve li esegue. In questo sono efficaci al 100%, percentuale che nessun vaccino riesce purtroppo a raggiungere». Sì perché non si tratta di indagini cliniche che si possono effettuare in carico al Sistema Sanitario Nazionale, devono essere fatti privatamente e i medici possono legittimamente (perché appunto non servono a nulla) rifiutarsi di prescriverli.

È vero: i vaccini, come già confermato più volte dalla comunità scientifica, possono (raramente) provocare effetti collaterali, ma si tratta nella stragrande maggioranza di casi di reazioni passeggere e di piccola entità come febbre, rossore cutaneo e dolore in sede di vaccinazione (sul sito Aifa Agenzia Italiana del Farmaco - aifa.gov.it - si possono trovare molti dati utili sulla reale frequenza di questi fenomeni). Inoltre l'unica persona che può decidere di non sottoporre un bambino alla profilassi è il pediatra, che deve controllare e valutare lo stato di salute del piccolo, verificando l'assenza o la presenza di condizioni cliniche particolari per le quali le vaccinazioni devono essere sospese o, come in caso di grave deficit immunitario, non devono essere proprio effettuate.

Per questi motivi, come suggerisce anche Villani, bisogna «diffidare da chi propone questi test inutili e costosi per le famiglie e fidarsi della scienza». E già solo tornare a fidarsi della scienza, non solo sull'argomento vaccinazioni ma su molto altro, sarebbe un vero, grandissimo, traguardo.