Il tumore al seno è il primo nemico delle donne, ma anche quello che si riesce a sconfiggere meglio: resta il più diffuso, perché colpisce una su otto di noi. Ma nel 90 per cento delle volte viene sonoramente battuto. Oggi manca poco per avere solo vittorie contro il tumore al seno, è l'obiettivo della ricerca, insieme a cure che possano anche assicurare una buona qualità della vita per chi vi si deve sottoporre. I progressi? Ci sono, eccome. Ecco le nuove frontiere che rendono l'obiettivo "100 per cento di guarigioni" sempre più vicino.

1. LE DIAGNOSI DEL TUMORE AL SENO SONO SEMPRE PIÙ PRECOCI

Se si individua tempestivamente la malattia, la sopravvivenza supera il 90 per cento. Ma l'importanza della prevenzione non è ancora compresa fino in fondo dalle donne. Nel 2013 la mammografia (ultimo dato disponibile) è stata offerta gratis a 2.696.888 italiane tra i 50 e i 69 anni, ma solo 1.543.889 vi si sono sottoposte. Ben il 30 per cento di noi non si controlla mai. Per sensibilizzare sulla prevenzione, la Fondazione Umberto Veronesi distribuirà materiale informativo in tutti gli ospedali italiani, Asl, consultori, ambulatori di ginecologi e medici di famiglia. E sta elaborando una proposta al ministero della Salute per includere nello screening gratuito le donne dai 40 ai 75 anni e offrirlo annualmente (ora è ogni due anni). Secondo Umberto Veronesi - scomparso l'8 novembre 2016, ndr - bisognerebbe offrire anche un'ecografia all'anno alle donne dai 35 ai 50 anni.

2. DIVENTARE MAMMA DOPO IL CANCRO AL SENO SI PUÒ

Ci sono farmaci che permettono a donne che hanno avuto un tumore al seno di iniziare una gravidanza. Gli ormoni analoghi dell'Lhrh fanno scudo contro gli effetti tossici della chemioterapia che può portare a menopausa precoce. Lo ha dimostrato lo studio italiano finanziato dall'Airc e annoverato dall'Associazione americana di oncologia tra le maggiori novità del 2015. «Gli ormoni analoghi Lhrh mettono le ovaie a riposo durante i trattamenti, così che non vengano danneggiate», spiega Lucia Del Mastro, direttore dell'unità Sviluppo terapie innovative al San Martino-Istituto Tumori di Genova. «In questo modo meno del 10 per cento delle pazienti va in menopausa dopo la chemioterapia».

3. METFORMINA E FENFORMINA: FARMACI VECCHI E CURE NUOVE

Francesco Bertolini, oncologo dell'Istituto europeo di oncologia di Milano, ha dimostrato che farmaci comuni e poco costosi usati per il diabete (metformina e fenformina) possono essere d'aiuto nell'inibire la crescita locale e metastatica di tumori al seno anche molto aggressivi. Bertolini ha individuato due tipi di cellule staminali nel tessuto adiposo che promuovono i tumori, stimolando la formazione di nuovi vasi sanguigni e la capacità di migrare, dando luogo a metastasi. Metformina e fenformina riducono queste "abilità" del tumore: in combinazione con altri farmaci antitumorali, gli "tagliano i viveri", favorendo la guarigione.

4. CHEMIOTERAPIA IN GRAVIDANZA SENZA RISCHI PER MAMMA E NASCITURO

Valentina, avvocato genovese di 40 anni, si è ammalata di cancro al seno mentre era in attesa della seconda figlia. Viene operata, ma non basta, perché il tumore è di triplo triplo negativo e bisogna fare subito la chemio, anche se lei è incinta. All'ospedale San Martino di Genova, la professoressa Lucia Del Mastro le propone un protocollo particolare: chemioterapia classica, ma somministrata molto lentamente (anziché in tre-quattro ore, in tre giorni ogni tre settimane). Dopo due cicli, la gravidanza è già abbastanza avanzata da permettere il parto: il 4 marzo 2010 è nata Anna. Dopo una settimana, Valentina ha ripreso le cure col protocollo normale. «Rispetto al passato, non è più necessario decidere tra la vita della mamma e quella del bambino: abbiamo capito alcune cose importanti del metabolismo dei tumori e della struttura della placenta, conosciamo meglio gli effetti collaterali dei farmaci e possiamo intervenire anche in gravidanza, limitando i danni al nascituro e senza giocarci la sopravvivenza della madre», spiega Lucia Del Mastro.

5. LO STILE DI VITA CONTA MOLTO PER EVITARE DI AMMALARSI

Lo studio Epic, una grande ricerca europea, ha dimostrato che quattro tumori su dieci sono provocati da fumo, alcol, dieta sbagliata, sovrappeso, sedentarietà, infezioni, esposizione a radiazioni o a sostanze cancerogene sul luogo di lavoro, terapia ormonale sostitutiva o dal non avere allattato. La dieta mediterranea è lo stile alimentare più efficace nella prevenzione del cancro. E chi non fuma, si mantiene attivo, beve poco alcol e mangia almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno vive in media ben 14 anni più di chi non segue nessuna di queste raccomandazioni.

6. L'IMPORTANZA DEL GENE BRCA1

Angelina Jolie ha scelto di farsi asportare seno e ovaie per ridurre il suo rischio di cancro al seno che, per una mutazione ereditaria del gene BRCA1, è molto elevato (70-80 per cento). Su questo fronte, però, si stanno aprendo nuove prospettive, presentate al congresso internazionale sul tumore del seno dell'Accademia nazionale di medicina Accmed, a Padova. Spiega Pierfranco Conte, coordinatore della Breast unit dell'Istituto oncologico veneto Irccs: «Se la malattia si presenta comunque, le mutazioni del gene BRCA1 e 2 possono anche permettere terapie specifiche, molto mirate ed efficaci. Quando le cellule cancerose vengono aggredite dai farmaci antitumorali, cercano di riparare il proprio Dna con vari meccanismi biochimici e ciò limita l'efficacia delle cure. Si è scoperto, però, che le cellule cancerose con BRCA mutato hanno solo alcuni di questi meccanismi di riparazione: si sta provando a bloccarli con farmaci appositi. È vicino alla conclusione uno studio promettente, su 400 pazienti all'Istituto oncologico veneto di Padova con farmaci intelligenti, gli inibitori del Parp, enzima chiave nei processi di riparazione delle cellule cancerose BRCA mutate».

7. CHIRURGIA SEMPRE PIÙ LIGHT PER GLI INTERVENTI AL SENO

Gli interventi sul seno risultano più circoscritti per evitare "mutilazioni" inutili. Oggi anche in molti casi di mastectomia radicale è possibile salvare il capezzolo e gran parte della cute. La zona dell'areola viene trattata direttamente in sala operatoria, con una dose di radioterapia mirata. Si ricostruisce il seno nel corso dello stesso intervento: solo se è necessaria la radioterapia si aspetta, perché i raggi possono interferire con la cicatrizzazione. Si è diffuso anche l'uso della chemioterapia neoadiuvante, cioè eseguita prima dell'intervento per ridurre la dimensione e l'aggressività del tumore e permettere una chirurgia più "light" possibile.

8. UNA MOLECOLA RENDERÀ IL TUMORE AL SENO PIÙ "MANSUETO"

Uno studio sostenuto dall'Associazione per la ricerca sul cancro ha individuato una molecola in grado di "trasformare" il tumore mammario più aggressivo, come il triplo negativo, in una forma più curabile. Si chiama miR-100 e ha un ruolo importante nel controllare l'attività delle cellule staminali tumorali, responsabili delle recidive. «Nelle cellule staminali di tumori tripli negativi la quantità di miR-100 è ridotta», spiega Silvia Giordano, direttore del laboratorio di oncologia molecolare all'Istituto di ricerca e cura del cancro a Candiolo (Torino). «Riportandola a livelli normali, impedisce alle cellule staminali tumorali di rigenerare il tumore e le "trasforma" in un tipo capace di rispondere alla terapia ormonale anti-estrogenica. I risultati suggeriscono la possibilità di eliminare le cellule staminali tumorali e, quindi, le ricadute».

9. LA PREVENZIONE COMINCIA A TAVOLA

Il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (World cancer research fund) ha compiuto una revisione degli studi scientifici di tutto il mondo sul rapporto tra alimentazione e tumori. Ne è nata una lista di regole, che viene costantemente aggiornata. Uno dei consigli è quello di restare snella: l'indice di massa corporea (Bmi = peso in kg diviso per l'altezza in metri elevata al quadrato) è normale se rimane fra 18,5 e 24,9 secondo l'Oms. L'alimentazione deve prevedere soprattutto cibi di origine vegetale, con cereali integrali e legumi in ogni pasto e almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (circa 600 g).  Un bicchiere di vino al giorno (da 120 ml) ci può stare, ma meglio tenersi il più possibile lontane dall'alcol. Limitare il sale a non più di 5 g al giorno, riducendo i cibi conservati.

10. UN TEST DEL SANGUE PREVEDERÀ IL RISCHIO DI RECIDIVA

Attraverso lo studio delle sostanze (metaboliti) prodotte dalle cellule tumorali nel sangue o nelle urine è possibile prevedere se, dopo un intervento chirurgico di rimozione del tumore al seno, ci sono ancora cellule tumorali che potrebbero portare in futuro a una recidiva: è quello che promette una nuova branca della ricerca, la metabolomica. Il gruppo di Angelo Di Leo, direttore del Dipartimento di oncologia dell'Ospedale di Prato – Istituto toscano tumori, ha evidenziato che l'analisi del sangue di pazienti operate per tumore al seno permetteva di prevedere il ritorno della malattia o di confermare l'avvenuta guarigione con un'accuratezza del 73 per cento. «Sono i primi dati al mondo relativi all'impiego della metabolomica per prevedere l'andamento del tumore», dice lo scienziato. «Sono incoraggianti, ma ci sarà bisogno di conferme». Il centro di Prato sta collaborando col Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York.