Dopo le squalifiche degli atleti russi per "doping di Stato", il doping fa di nuovo irruzione alle Olimpiadi 2016, e lo fa col botto: con la squalifica record di 8 anni inflitta al marciatore Alex Schwazer dal Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, che ha accolto la richiesta della Federatletica internazionale, e con il polverone del doping nel nuoto sollevato dalla rivolta dei nuotatori "puliti", primo fra tutti il dorsista francese Camille Lacourt, che ha accusato un nuotatore cinese di "pisciare viola". 

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Ecco quello che c'è da sapere sul doping nello sport grazie all'Agenzia mondiale anti doping (Wada, wada-ama.org), fondazione nata nel 1999 a Losanna e voluta dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) proprio per coordinare la lotta contro il doping nello sport, e al nostro Ministero della salute.

1. Che cos'è il doping?

Secondo il Ministero della salute italiano, il fenomeno "doping" è un problema che riguarda l'etica sportiva, ma anche la salute pubblica. Si parla di doping quando vengono assunti farmaci o altre sostanze o ci si sottopone a pratiche mediche non giustificate capaci di modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell´organismo e dunque di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. Così recita l'articolo 1 della Legge n. 376 del 2000, che disciplina in Italia la tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping.

2. Quali sono le sostanze proibite?

L'Agenzia mondiale antidoping pubblica ogni anno la lista aggiornata delle sostanze e dei metodi proibiti nello sport, a cui devono attenersi le federazioni che hanno adottato il Codice mondiale antidoping. La lista delle sostanze attive che circolano in ambiente sportivo è lunga, e secondo il nostro Ministero della salute possono raggruppare in tre categorie:

  • I farmaci non vietati per doping, ma utilizzati per scopi diversi da quelli autorizzati: tra i più comuni, gli antinfiammatori non steroidei e i farmaci omeopatici.
  • I farmaci vietati per doping.
  • Gli integratori, cioè i prodotti usati per reintegrare eventuali perdite di sali minerali, aminoacidi e vitamine: non sono farmaci e quindi non sono sottoposti ad una rigorosa regolamentazione. Secondo la Wada, «l'assunzione di integratori e/o di ogni altra sostanza avviene sempre a proprio rischio. Molti integratori contengono sostanze proibite. Poiché in molti paesi l'industria degli integratori alimentari non è regolamentata, è importante essere pienamente coscienti di quello che il prodotto contiene. Una pillola di saggezza: quello che sembra troppo bello per essere vero – probabilmente è proibito! Una sana alternativa agli integratori è un programma nutrizionale adeguato alle proprie esigenze». 

3. I farmaci vietati per doping

Tra i più comuni farmaci vietati per doping ci sono l'eritropoietina (la famosa Epo), ormone glicoproteico naturalmente prodotto dai reni, e i suoi derivati, gli anabolizzanti - che aumentano lo sviluppo muscolare, la forza fisica e la resistenza allo sforzo - e gli stimolanti (dalle amfetamine alla caffeina passando per la cocaina e l'efedrina), che aumentano ovviamente il livello di vigilanza e riducono la fatica, aumentando talvolta aggressività e agonismo. 

L'Epo agisce stimolando proliferazione e maturazione di globuli rossi, il che aumenta l'apporto di ossigeno nel sangue e dunque la resistenza (è infatti diffusa tra chi deve affrontare lunghe prestazioni fisiche, come i ciclisti e i maratoneti).

4. Doping: i metodi proibiti

Le pratiche di doping più diffuse sono il doping ematico e le manipolazioni dei campioni di urina. Nel doping ematico all'atleta sono somministrate per endovena sostanze simili all'Epo che migliorano il trasporto di ossigeno nel sangue. Oppure si pratica l'autotrasfusione per incrementare il numero di globuli rossi. Le manipolazioni - farmacologiche, fisiche e chimiche - delle urine seguono invece le vie più fantasiose e sono usate per eludere i controlli antidoping: si va dal semplice scambio di campioni alla diluizione fino - addirittura - all'inserimento nella vescica con un catetere di urina di un'altra persona. 

5. Gli effetti collaterali del doping

Al di là dell'etica sportiva, il doping rappresenta un vero e serio pericolo per la salute e la vita degli atleti: tra le conseguenze ci sono, per esempio nel caso dell'Epo, tutte quelle patologie legate all'aumento della viscosità del sangue e della pressione (infarto, ictus, trombosi). Anabolizzanti, stimolanti e pratiche come il doping ematico o l'autotrasfusione possono causare problemi al fegato, disturbi cardiovascolare ed endocrini, sviluppo di tumori e disturbi psichiatrici, disturbi neurologici, malattie infettive, sovraccarico del sistema circolatorio e shock metabolico. E poi ci sono tutti gli effetti collaterali legati all'utilizzo dei farmaci non vietati per doping, ma utilizzati in modo improprio da una persona che non ne avrebbe bisogno. 

6. L'atleta positivo al doping è sempre responsabile in prima persona? 

La Wada su questo punto è chiarissima: l'atleta è responsabile per tutto quello che assume per via orale, per iniezione o che applica sul corpo. Tutti gli atleti devono essere proattivi nel chiedere informazioni su ciò che viene a loro somministrato, in modo da non compromettere la propria carriera sportiva: la Wada invita chi non è sicuro al 100% sulla composizione delle sostanze che sta per assumere o non sa se si tratti di una sostanza proibita o meno, a non assumerle.

7. Doping: esistono eccezioni? 

Se l'atleta ha un raffreddore o un'influenza, non gli è consentito assumere qualsiasi medicina, ma deve sempre accertarsi che non contenga sostanze proibite. Ciò vale sia per i prodotti da banco sia per
i farmaci soggetti a prescrizione medica. Per un controllo con risultato positivo non valgono scusanti. 

8. Doping ed esenzione a fini terapeutici

Il programma Tue - Esenzione ai Fini Terapeutici - permette agli atleti di chiedere il permesso per utilizzare una sostanza proibita se la sua assunzione è giustificato da una patologia seria e da certificati medici. Le Tue sono concesse per un farmaco specifico, con un dosaggio definito, e per una durata determinata.

9. A quanti controlli antidoping può essere sottoposto un atleta in un anno?

I controlli possono essere illimitati, poiché non esiste un limite annuo di controlli antidoping ai quali l'atleta può essere sottoposto, siano essi
in gara, fuori competizione, a sorteggio o mirati.

10. I casi di doping famosi

  • Lance Armstrong: un campione di ciclismo, un esempio per tutti, tornato a essere vincente dopo un tumore ai testicoli (sostiene la lotta alla malattia con la Lance Armstrong Foundation, per cui raccoglie fondi anche grazie al braccialetto giallo Livestrong). Dopo aver negato con decisione per anni, nel 2013 ha ammesso che è «impossibile vincere 7 Tour de France consecutivi senza doping».

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Lance Armstrong al Tour de France del 2004.

  • Maria Sharapova: nel marzo 2016 la campionessa di tennis con 5 titoli del Grande Slam all'attivo - già atleta donna più pagata al mondo, poi superata da Serena Williams - è stata sospesa per due anni dopo essere risultata positiva a una sostanza proibita, il mildronato. Mentre le indagini continuano lei, pragmatica, si è iscritta alla Harvard business school.
  • Alex Schwazer: risultato positivo ad un controllo antidoping prima delle Olimpiadi di Londra 2012, è stato sospeso fino all' aprile 2016. Tornato in gara a Roma ai Mondiali a squadre di marcia 2016, ha vinto la 50 km e si è qualificato per Rio 2016. Tuttavia, a causa della positività a un controllo del primo gennaio 2016, è stato squalificato nuovamente per otto anni proprio alla vigilia delle competizioni olimpiche di Rio. In occasione della prima squalifica, anche la fidanzata, la pattinatrice Carolina Kostner, fu squalificata per un anno e quattro mesi per complicità.
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Alex Schwazer al traguardo della 50 km di Roma
  • Ben Johnson: medaglia d'oro con record del mondo (9.67) nei 100 metri alle Olimpiadi di Seoul nel 1988, il giamaicano naturalizzato canadese fu squalificato poco dopo perché positivo agli steroidi e la vittoria assegnata a Carl Lewis. Scontata la squalifica, tornò a gareggiare ma nel 1993, nuovamente positivo a un controllo, fu radiato a vita.
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    Ben Johnson vittorioso nei 100 metri alle Olimpiadi di Seoul.