Care amiche,

dai sondaggi dell'ultima settimana sembra che il peso del rientro sia dovuto al fatto che la vita normale ormai ci dà troppi pensieri: il carico di preoccupazioni legate al lavoro e/o al sostentamento della famiglia viene percepito come eccessivo da moltissime persone che, tra l'altro, tornano dalle ferie senza sentirsi ricaricate. La conferma mi è arrivata da un comunicato stampa riassuntivo di uno studio di Web Opinion Analisys in cui sono state raccolte le opinioni di circa 1500 italiani (uomini e donne) attraverso i principali social network, forum e community. Dai dati risulta che 2 italiani su 10 (21%) già prima di andare in ferie pensavano alle difficoltà che avrebbero dovuto affrontare al rientro; 1 su 3 (32%) al termine delle vacanze ritiene di non essere riuscito a staccare veramente, vive gli ultimi giorni pensando alle proprie insoddisfazioni (25%) e preoccupazioni (23%). Cosa scatena questi pensieri negativi? Sembra che i colpevoli siano, nell'ordine: le ansie legate al lavoro (57%), i problemi con i colleghi (49%), la vita da pendolare (34%) e gli obblighi familiari (19%).

Lo stress è una risposta inadeguata

Certo è ormai evidente che le comuni condizioni di vita comportano, rispetto al passato di benessere cui mediamente eravamo abituati, meno sicurezza e più precarietà, meno ricchezza e più debiti, meno riconoscimenti e più richieste, meno tranquillità e più allarmi, caos e urgenze. Ma, come dice Jon Kabat-Zinn nel suo bel libro Riprendere i sensi (edizioni Tea), i problemi di fatto non esistono: esistono situazioni che richiedono una risposta adattiva intelligente. Purtroppo, senza un buon livello di consapevolezza, invece di rispondere in modo adeguato noi reagiamo in modo automatico e incontrollato, il tutto a danno di noi stessi e della nostra cerchia relazionale.

«Sei stressato?» chiede Eckhart Tolle ne Il potere dell'Adesso. «Lo stress è provocato dall'essere qui ma desiderare di essere lì o nell'essere nel presente ma desiderare di essere nel futuro. È una frattura che ti lacera dentro. Generare una simile frattura e poi viverci dentro è follia. Il fatto che lo facciamo tutti non lo rende meno folle».

Alla luce di queste parole, potremmo prendere la non accettazione come chiave di lettura dello stress da rientro: sei ancora in vacanza ma pensi a come starai male a casa, poi sei a casa e vorresti essere da un'altra parte oppure ti consoli cominciando a pensare alle prossime vacanze. E questa modalità di pensiero non è legata alla condizione più o meno sfortunata in cui si vive: qui a Phuket ho dei vicini inglesi che, pur restando 9 mesi l'anno senza lavorare in quest'isola meravigliosa con l'unico onere giornaliero di decidere se uscire in barca o riposare al bordo della loro piscina privata, sono mediamente lamentosi, stressati e scontenti. Un giorno ho domandato come trascorrono tutto quel bel tempo libero che hanno la fortuna di avere. Mi hanno risposto: «Pensando a dove faremo il prossimo viaggio e a come staremo bene quando saremo là».

C'è chi dice che l'accettazione è il segreto della felicità, chi scambia l'accettazione per rassegnazione adeguandosi al peggio e chi invece non si accontenta mai, neppure del meglio. Ma cos'è il meglio? Poiché ogni giudizio nasce dalla messa in relazione di ciò che si verifica ora con le esperienze pregresse e le aspettative future, ognuno ha il suo meglio e, per scoprirlo e realizzarlo, non può prescindere dall'Adesso. Solo aprendoti alla realtà per quello che è ora, con le sue criticità, con tutto il bello e il brutto che l'umana natura inevitabilmente comporta - senza rancore - potrai sviluppare una modalità di risposta adeguata riuscendo persino a cambiare qualcosa. Che cosa? Prima di tutto l'attitudine a stare male identificandoti con i pensieri che pensi e le emozioni che provi. Sei irritata perché hai fatto due ore di coda al rientro? Se ti lasci agganciare dalla catena di pensieri e dal corollario di stati d'animo che, per associazione, la tua mente richiama, ti calerai nell'irritazione al punto da fare tutt'uno con essa. Cambierai umore e inizierai già a vedere le cose di un colore grigiastro. La tua coscienza deposito aumenterà la sgradevolezza del momento presente aggiungendovi il sapore di altre situazioni in cui sei stata irritata in passato, ad esempio facendo la coda come pendolare per andare al lavoro, oppure per pagare una bolletta in posta o ascoltando uno stupido nastro che risponde in vece del tuo operatore telefonico quando vuoi segnalare un guasto…Così, in questo banalissimo accadimento, avrai già posto il primo mattone nella costruzione di quella persona stressata che sarai domani.

La mente al bivio

Ogni pensiero negativo, ogni emozione pesante ci mette davanti a un bivio: identificarci con essa o lasciarla andare assecondando la sua natura impermanente. Nel primo caso passiamo dallo stato di percezione del disagio allo stato in cui siamo il disagio. Nel secondo, invece, creiamo uno spazio di disidentificazione in cui possiamo coltivare le risorse utili al cambiamento: calma, energia, chiarezza mentale, coraggio…

Ma come fare per non identificarsi con i propri pensieri, le proprie emozioni, le formazioni mentali negative? Basta allenarsi. Come i muscoli del corpo sottoposti a un buon workout si irrobustiscono, così il muscolo della consapevolezza viene allenato da una pratica meditativa costante. Secondo la psicologia buddista, la mente è un organo di senso: come le orecchie sentono i suoni, così la mente pensa i pensieri. Ma se non ti identifichi con i suoni che senti, perché ti identifichi con i pensieri che pensi? Come i suoni, anche i pensieri sono accadimenti che si manifestano in presenza di determinate cause e condizioni. Sono quindi troppo condizionati ed evanescenti per identificarci nella nostra essenza. Certo, pensare è utile e la nostra mentalità, cioè il modo in cui pensiamo le cose, contribuisce a renderci ciò che siamo spingendoci a fare delle scelte piuttosto che altre. Il punto quindi non è rifiutare i pensieri, ma esercitare la libertà di sceglierli. Ricorda: ogni volta che produci un pensiero sei a un bivio. Puoi seguire la strada indicata dal pensiero proprio come un cane rincorre un bastone lanciato in un prato, oppure decidere di prendere la direzione più vantaggiosa per il tuo benessere.

Scegli la tua colonna sonora

Quando mediti, esercitati ad ascoltare i suoni che senti nell'aria: il canto degli uccelli, il gorgoglio dell'acqua, il rombo dei motori in vicinanza o in lontananza, il sussurrio del vento, il vociare umano, il rumore di passi…Prendi atto di ognuno di essi man mano che si presentano e poi prendi atto del momento in cui si attenuano (di quanto si attenuano o si intensificano) e di quando scompaiono. Poi fai lo stesso ogni volta che nella mente si presenta un pensiero: immaginalo come uno di quei suoni, percepiscilo proprio come se fosse un rumore o una nota melodiosa - a seconda del suo grado di piacevolezza o sgradevolezza – e osserva quanto permane, come si affievolisce e si estingue.

Quando la tua mente sarà ben allenata, potrai scegliere quali pensieri coltivare (la risposta adattiva adeguata di cui ti parlavo all'inizio di questo articolo) proprio come scegli la musica più adatta ad accompagnarti nelle varie situazioni in cui ti trovi. Quando vuoi goderti un momento di relax, probabilmente scegli un cd o un canale radio che trasmette chill out o musica classica, non certo heavy metal. Bene, puoi imparare a fare lo stesso con i tuoi pensieri a vantaggio di una quotidianità più serena e gioiosa.

Ti garantisco che basta una breve pratica quotidiana – anche solo 10 minuti al giorno, tutti i giorni – per apprendere l'utile arte della sostituzione delle reazioni mentali automatiche con delle risposte adeguate e consapevoli. E che puoi smettere di immedesimi con ciò che ti viene in mente perché, che i tuoi pensieri abbiano la delicatezza di un alito di vento o il fragore di un temporale emotivo, non sono mai qualcosa di oggettivo e permanente: si tratta di eventi meteorologici del tuo cielo interiore. Ricorda, ciò che pensi ti appartiene, ma tu non sei i tuoi pensieri. Puoi sceglierli. E decidere la colonna sonora che ti accompagnerà da domani.

Buon rientro!

Con Amore,

Grazia

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Grazia Pallagrosi, meditazione mindfulnesspinterest
Grazia Pallagrosi, giornalista e insegnante di Mindfulness, vive tra l'Italia e la Thailandia, dove conduce ritiri di meditazione e riequilibrio psicofisico.