Care amiche, avete già scelto i libri da portare in vacanza? Io sto leggendo un divertente manualetto che s'intitola L'infinitamente poco (Antonio Vallardi edizioni), scritto da una giornalista francese, Dominique Loreau, che da 20 vive in Giappone e offre numerosi spunti per la rivalutazione di un minimalismo risanatore. La cosa interessante è proprio l'aspetto salvifico del ritorno all'essenziale, che libera da preoccupazioni, incombenze e pensieri inutili. Quando si parla di essenzialità, infatti, per la cultura nipponica non ci si riferisce solo ad oggetti e averi, ma anche a pensieri, impegni, responsabilità e relazioni. Dalla tradizione zen il neo-minimalismo eredita il principio del less is more come regola da applicare in ogni ambito del quotidiano - dall'estetica all'etica - nel nome di una libertà che è anche armonia, gentilezza e delicatezza di passo in quel cammino condiviso che è la vita. L'aggancio con la Mindfulness sta nella celebrazione del presente. 

Perché radicarsi nel qui e ora aiuta a spogliarsi dell'attaccamento al passato (e delle proiezioni verso il futuro), e a cogliere nella squisita essenzialità del momento tutta la ricchezza e i benefici del vivere consapevole.

Purtroppo, un grosso ostacolo a questo processo di liberazione è il nostro bisogno di certezze.

SFRONDARE PER RISORGERE

In amore, sul piano economico, nelle scelte lavorative, quanto conta il tuo bisogno di certezza? Quanto condiziona le scelte che hai fatto e che fai ogni giorno? Per la mentalità giapponese vale la regola: meno bisogni hai, più sei libero e sereno. Allora prova a farti un paio di domande: come ti senti in questo periodo della tua vita?  Leggera o oppressa da pesanti fardelli? Libera o vincolata? Vividamente felice o tristemente stanca? Spesso ci arrovelliamo il cervello per trovare soluzioni: come riuscire a tenere testa a tutti gli impegni che abbiamo, come sopravvivere a una relazione problematica e/o  come proteggersi dai vampiri energetici… Ma questo arrovellarsi porta via energie, mentre la soluzione è spesso molto più semplice: sfrondare. Eliminare, ridurre, tagliare. Accettare umilmente il fatto che non siamo indispensabili agli altri. E quindi gli altri non lo sono per noi stessi. 

Nulla è irrinunciabile. Ma tutto può essere utile nel momento in cui ci consente di vivere sereni… a patto di lasciarlo andare quando non serve più a questo scopo!

Di primo acchito può sembrare un approccio egoistico alle relazioni e alla vita, ma in realtà non c'è niente di più altruistico che mettere noi stessi in grado di emanare luce, serenità ed energie positive. Perché è di questo che si nutre il benessere di chi ci sta vicino.

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LA LINEA DI DEMARCAZIONE

Come tracciare la delicata linea di demarcazione tra libertà e mancanza? Un primo passo è chiedersi, davanti a qualsiasi cosa, persona, impegno e persino divertimento, se ne abbiamo davvero bisogno. Si comincia con le cose materiali: vestiti, scarpe, accessori per la casa, auto, device etc. E poi si prosegue con le relazioni e le frequentazioni (compresi gli appuntamenti di svago che intasano il nostro tempo libero) per finire con i pensieri e le emozioni, che sono gli elementi più importanti. A cosa serve preoccuparsi se la preoccupazione non cambia - di fatto – gli eventi? A cosa serve rimuginare sul comportamento di una persona se non sappiamo – di fatto – perché si è comportata così? Spendiamo un sacco di tempo nell'ipotizzare e nel supporre, due attività che tolgono leggerezza al presente e ci predispongono a filtrare le azioni altrui attraverso la lente delle nostre esperienze passate. 

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Il tutto nell'insulsa ricerca di certezze che non potremo mai avere. Kant diceva che l'intelligenza di un individuo si misura dalla quantità di incertezze che è in grado di sopportare. In effetti, la maggior parte delle cose/relazioni/impegni/pensieri che ci opprimono sparirebbero se smettessimo di rincorrere sicurezza e staticità. 

Tutto è impermanente, relativo e mutabile. Solo fluendo in questo eterno divenire si ritrova il sapore della vita.

COLTIVARE LA FRUGALITA' INTELLETTUALE

Il mio Maestro diceva che le opinioni sono solo pensieri irrigiditi dall'attaccamento. In effetti, non basta eliminare i vecchi vestiti dall'armadio: per librarsi verso una felice leggerezza è necessario sgombrare la testa dalle idee cui siamo più attaccati. E non accumularne di nuove mantenendo fluido il contenuto della mente. A questo scopo, le pratiche di Sapitatthana – meditazioni di consapevolezza alla base della Mindfulness – sono lo strumento d'elezione perché ci trasformano gradualmente in osservatori dei nostri pensieri liberandoci dall'abitudine di identificarci con essi. 

  • Prenditi almeno 10 minuti al giorno per sedere comodamente con la schiena dritta e gli occhi chiusi in un luogo tranquillo. 
  • Rilassa il corpo col qualche minuto di body scan (ho spiegato come si esegue nelle lezioni precedenti) e poi, senza perdere l'attenzione al respiro, osserva cosa fa la tua mente. Ogni volta che produce un pensiero sii consapevole del fatto che si è prodotto un pensiero. Se produce un'immagine o un'emozione o un ricordo, prendine atto. 
  • Osserva ogni prodotto/comportamento della mente come se guardassi un film. E, ogni volta, riporta dolcemente l'attenzione sul respiro – sull'addome che si gonfia e si sgonfia – lasciando andare il contenuto mentale come lasceresti andare una foglia che, portata dal vento, si stacca dal suo ramo. Come guarderesti una nuvola che transita nel cielo. Tu sei il cielo e i tuoi pensieri sono solo nuvole. Esercitati ad osservarne l'andirivieni senza giudicarli, senza opporti quando non ti piacciono e senza indugiare quando ti piacciono. 

Praticata tutti i giorni, questa meditazione consente di sciogliere l'attaccamento ai contenuti mentali, che sono i pesi più grandi e i vincoli più forti cui ci ritroviamo a sottostare. 

Buona settimana!

Grazia

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Grazia Pallagrosi

  Grazia Pallagrosi, giornalista e insegnante di Mindfulness, vive tra l'Italia e la Thailandia, dove conduce ritiri di meditazione e riequilibrio psicofisico.