Care amiche,

dopo la prima domenica di negozi e mercatini di Natale aperti, che ho "santificato" facendo un giro nella splendida piazza Ducale di Vigevano trasformata in villaggio dello shopping natalizio, riflettevo sul legame tra feste, esseri umani e ricchezza. Anche se molti criticano l'approccio consumistico al Natale - e per certi aspetti mi trovano d'accordo - non è solo materialismo quello che si celebra comprando, impacchettando e regalando.

L'evocazione dell'abbondanza e il culto della prosperità sono infatti alle origini delle tradizioni pagane da cui origina questa festività.

Oggi rimettiamo in scena la versione moderna di un antico rituale propiziatorio di tipo simpatetico: 'mimando' la ricchezza, la si genera. A una lettura antropologica, infatti, durante le feste ci trasformiamo un po' tutti in maghi rappresentando quello che Frazer ne 'Il ramo d'oro' definisce il concetto-base della magia simpatica: ciò che operiamo in una parte si manifesta poi nel tutto. In pratica, mettendo doni sotto l'albero di Natale, mimeticamente richiamiamo abbondanza in tutto l'anno a venire. E se lasciamo l'antropologia per tornare all'argomento che ci è caro - addestrare la mente a produrre felicità - scopriamo che questo principio di creazione riflessa è alla base di ogni cosa.

L'errore che rende poveri

Noi non attraiamo quello che vogliamo, ma ciò che siamo. Per questo la famosa legge d'attrazione ha reso miliardari solo chi ha scritto i best seller e girato i film sull'argomento, ma non chi li ha letti o rivisti più volte. L'errore che rende poveri sta proprio qui, in questo fissare l'attenzione all'esterno (sull'oggetto del desiderio), mentre è da dentro che si crea ogni cosa. In pratica: poiché noi siamo il calco su cui si plasma la vita che viviamo, se vuoi qualcosa, fallo.

Per ottenere abbondanza, sii generoso. Se desideri molti regali dalla vita, dona molto. Se vuoi avere, dai.

E non importa quando è piccolo o grande il tuo conto in banca. Leggendo le biografie degli uomini più ricchi del mondo ci accorgiamo che quasi tutti destinano grosse somme in beneficienza: pensi che lo facciano perché possono permetterselo o che possano permetterselo perché lo hanno fatto e continuano a farlo? Non facciamoci trarre in inganno dall'idea che può dare solo chi ha: al contrario, dando si avrà! Consiglio a tutti di leggere 'Il tagliatore di diamanti', scritto da Michel Roach, il primo occidentale che negli anni '70 ha conseguito il titolo di "Geshe", professore di buddismo. Il suo maestro lo incoraggiò ad entrare nel mondo del lavoro per mettere alla prova i principi della mindfulness unita alla generosità, alla gentilezza e alla compassione così come viene indicato nell'Ottuplice Sentiero, la via buddista verso la piena realizzazione esistenziale. Roach entrò quindi come fattorino alla Andin International Diamond Corporation, un'azienducola avviata con un prestito. In 17 anni, oltre a diventarne il vicepresidente, portò l'azienda a fatturare oltre cento milioni di dollari l'anno ed avere oltre 500 dipendenti in tutto il mondo. Leggendo il libro, si scopre come denaro e successo arrivino di riflesso: la ricchezza è una delle tante espressioni di quello che siamo, non di ciò che vogliamo.

natale regali pacchetti ragazza con pacchetti e gonna di tullepinterest
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Quindi, più che scrivere la lista dei propri desiderata, rileggerla ogni mattino e visualizzarci felici e soddisfatti nel pieno godimento di quanto agognato, ciò che cambia la linea di vita è comportarsi in modo consapevole per iniziare a essere quello che vogliamo ottenere. Senza attaccamento verso i risultati. Senza proiezione emotiva nel futuro. Ma rimanendo con-centrati nel Momento Presente.

La sostanza oltre l'apparenza

Un altro luogo comune riguarda l'associazione lusso=superficialità e apparenza. Chi viaggia in Mercedes e alloggia in alberghi da 1.000 euro a notte non necessariamente è vuoto di altri valori che non siano il denaro. E chi lavora nel mercato del lusso non necessariamente alimenta il senso dell'avere piuttosto che quello dell'essere. Tutto sta a cosa noi richiamiamo: le esperienze quotidiane assumono sempre il 'nostro' sapore e prendono pieghe diverse a seconda di ciò che emettiamo. Nella landa più squattrinata come nel regno dei nababbi. Per capirci, vi racconto un aneddoto personale.

La settimana scorsa sono andata per lavoro a Lugano, ospite del The View (theviewlugano.com), un luxury hotel con solo diciotto splendide suites affacciate sul Lago Ceresio. Improntato alla raffinatezza in ogni dettaglio, l'albergo è caratterizzato da uno stile d'accoglienza in cui tutto è personalizzabile: prima di partire mi è arrivata una mail il cui mi chiedevano se desideravo che la biancheria da letto fosse in lino, raso di seta o cotone, che marca di prodotti preferivo avere in bagno (potevo scegliere tra Jo Malone, Ortigia, Trussardi e Argan) e persino di che colore volevo che fossa la carta igienica (nera, bianca, marrone, rossa o rosa?). All'arrivo sono stata accolta dal mio ambassador personale, un elegante gentleman che si è occupato di tutte le formalità (compreso il check-in fatto in camera fotografando i miei documenti). Insomma, un super lusso ben oltre le cinque stelle. Bellissimo, ho pensato, anche se lontano dal mio panel di riferimento, che contempla valori più interiori. Poi però è arrivato il momento di testare alcuni trattamenti spa e lì ho incontrato Olga Logun e Marco Rosa. Due terapisti. Lei russa, lui italiano. Appena ha iniziato il massaggio, Olga mi ha chiesto: «Lei pratica yoga o altre discipline orientali?».

«Sì, come ha fatto a capirlo

«Ho sentito le energie». E lì mi si è aperto un mondo. Ho scoperto che Olga, che si presenta con sorridente discrezione come una massaggiatrice/estetista, è anche riflessologa e pranoterapeuta. 'Sente' il campo energetico delle persone e, con chi è aperto e ricettivo, utilizza questa dote per dare benessere oltre il semplice massaggio. Mi ha raccontato la sua vita: durissima, con momenti di estrema povertà causati da un tracollo finanziario. Sono stati quei momenti a condurla dove è ora: nel lusso e, contemporaneamente, nella consapevolezza. Perché in quei momenti ha trasformato se stessa imparando a vedere oltre le proprie ristrettezze. A lanciarsi nel vuoto come serbatoio di possibilità. A entrare in empatia con gli altri e dar loro energia.

La ricchezza non è ciò che luccica, ma che illumina

Finito il massaggio, seduta sul divano all'ingresso della spa, dal mio cellulare è risuonata la Mindfulness Bell (vedi scorsa lezione) e Marco, che stava passando di lì, si è fermato e mi ha chiesto "Meditazione?" Ma dai! Come faceva questo terapista per amanti del lusso ad associare il suono di una campana alla pratica della meditazione? Chiacchierando con lui ho scoperto che Marco s'interessa di fisica quantistica e sta seguendo un percorso evolutivo sotto la guida di un maestro spirituale che è allievo del mio stesso maestro, Thich Nhat Hanh. Sta quindi praticando meditazione. Che dire? La spiritualità non è sempre relegata in eremi modesti. E le etichette che l'intelletto appiccica alla realtà non aiutano a vederla per ciò che realmente è, dietro le convenzionali apparenze. Una volta consapevoli di questo, ci accorgiamo che nell'altro ci sono sempre tanti aspetti: quelli che emergono, riflettono ciò che siamo.

In questo mondo di specchi, la vera ricchezza si riconosce non perché luccica, ma perché illumina. Permettendo alla vita di darci il meglio, in base a ciò che siamo.

Buona luce,

con Amore

Grazia

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Grazia Pallagrosi, meditazione mindfulnesspinterest
Grazia Pallagrosi, giornalista e insegnante di Mindfulness, vive tra l'Italia e la Thailandia, dove conduce ritiri di meditazione e riequilibrio psicofisico.