Avevi mai notato che quando William d'Inghilterra e Kate Middleton parlano con i loro bambini, George e Charlotte, si inginocchiano? Lo fanno sempre, in ogni circostanza, e per colpa di questa (buona, poi vedremo perché) abitudine in un'occasione il principe è stato persino ripreso in mondovisione dalla nonna, la Regina Elisabetta (con un aplomb decisamente british!).

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Checché ne dica la sovrana che, comprendiamo, giustamente ci tiene all'etichetta e al protocollo, si tratta di un comportamento che tutti i genitori dovrebbero adottare quando si rivolgono ai loro figli, e così dovrebbero fare anche gli altri adulti con cui il piccolo viene in contatto (nonni, zii, amici).

Non si tratta di una teoria rivoluzionaria appena ideata: quella dell'ascolto attivo è una tecnica che è stata elaborata per la prima volta nel 1957 da due psicologi, Carl Rogers e Richard E. Farson, ed è stata ripresa anche successivamente e adattata a diversi contesti.

Ascolto attivo con i bambini, cosa significa

Quando si parla con un bambino è fondamentale guardarlo sempre in faccia e soprattutto negli occhi, e per questo motivo è molto importante abbassarsi sempre alla sua altezza, in modo che la conversazione possa avvenire in modo paritario e soprattutto empatico: così, con la posizione che assumiamo, possiamo trasmettere la nostra volontà di ascolto ma anche calma e serenità. Per stimolare il dialogo si possono anche porre delle domande semplici, a cui il piccolo possa rispondere.

Ascolto attivo, cosa significapinterest
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Invece quando combina qualche marachella o fa qualche capriccio è importante non mettersi a urlare ai quattro venti, ma fermarsi, abbassarsi e rimproverare il/la piccolo/a con calma ma fermezza, spiegando anche i motivi della sgridata usando un linguaggio che lui o lei possano comprendere. Questo perché anche se i nostri figli non parlano ancora fanno caso sia alle parole che usiamo, sia al linguaggio corporeo e al tono della nostra voce (a maggior ragione, attenzione ai litigi davanti ai figli!).

Per cui possiamo ben dire che quello dei duchi di Cambridge - che sicuramente sono anche stati consigliati dai migliori esperti di pedagogia in circolazione - è decisamente un esempio da seguire!