Spazio libero è un luogo in cui Gioia! pubblica riflessioni, obiezioni, opinioni in libertà. Ecco le parole del fumettista e scrittore Matteo Bussola. Il suo libro d'esordio è Notti in bianco, baci a colazione, edizioni Einaudi Stile Libero. 

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Per un periodo della nostra infanzia, più o meno dai sei anni ai dieci, io e mia sorella abbiamo vissuto con la nonna. I nostri genitori lavoravano distanti e stavano via quasi tutto il giorno, così a noi due pensava lei. Ci veniva a prendere a scuola, controllava che facessimo i compiti, a me ha insegnato a tirare il riso col brodo e a mettere il rosmarino nel sugo. A mia sorella a fare gli origami e l'orlo ai pantaloni. Io la chiamavo con un nomignolo ch'era solo nostro, lei mi chiamava "tato". Il mio amico Antonio, con cui giocavo sempre, è stato invece cresciuto da suo zio, perché i suoi genitori non c'erano mai, poi sua mamma è morta. 

Ogni volta che penso a queste cose mi vengono in mente tutti quelli che nominano a vanvera il concetto di famiglia, quelli che la famiglia naturale, quelli che la famiglia tradizionale, quelli che la famiglia è solo uomo e donna insieme, senza sapere che la famiglia naturale non esiste, la famiglia tradizionale è un'invenzione del secolo scorso, e ignorando che ci sono migliaia, milioni di bambini fra i quali magari proprio i nostri padri, o madri, o nonni, che sono cresciuti nei cortili, con nove zie, sette cugini, fratelli di tutti i colori, madri morte di parto o padri perduti in guerra, eppure sono cresciuti robusti e amati. Io Antonio lo vedevo felice, aveva negli occhi la malinconia di un bambino che ha perso i genitori, ma è venuto su accolto e pieno d'affetto, oggi fa l'insegnante. Penso che sull'amore ne sappia più lui di tante persone che conosco che hanno avuto tutta la natura e la tradizione dalla loro parte, e invece.

Questo non significa che crescere con una madre e un padre presenti e amorevoli non sia una condizione auspicabile, tutt'altro, significa solo che magari il modello di famiglia funzionale può non essere uno solo, allo stesso modo in cui crescere in una famiglia "tradizionale" non ti mette al riparo in automatico dal vivere in un ambiente disfunzionale. Sono, queste, etichette prive di senso, mentre ciò che conta è altro: è essere accolti, accettati, compresi, e questa cosa – o il suo contrario – può avvenire indipendentemente dal "tipo" di nucleo familiare nel quale si vive o si è vissuti. Che è un altro modo per dire che niente è garanzia di niente, che non c'entrano natura, o normalità presunte, ma contano solo le singole situazioni, e le persone, e il rispetto e l'amore che le lega.

Durante una presentazione del mio libro mi è capitato di dire che secondo me la famiglia, l'amore, in definitiva perfino la scrittura e il disegno hanno a che fare solo con una cosa: stare lì. Stare con chi hai scelto e con chi ti sceglie, o con quel che hai scelto e scegli, ogni giorno, è l'unica maniera di far succedere le cose. Quando penso alla famiglia, anche alla mia, mi viene voglia di scrivere di questo. Oppure di Antonio. Oppure di mia nonna e del nomignolo con cui la chiamavo sempre, che poi per me è la stessa cosa, perché quel che conta è solo che lei era lì, ogni volta.