Sono sempre di più le ricerche scientifiche che dimostrano come l'alimentazione e gli stili di vita possono modificare l'espressione dei nostri geni. È la nutrigenomica, ovvero lo studio della relazione che intercorre tra cibi e modifiche del dna. «Usando una metafora», dice Damiano Galimberti, specialista in Scienze dell'alimentazione e professore a contratto in Nutrigenomica, nonché tra gli autori del nuovo libro Nutrigenomica ed epigenetica. Dalla biologia alla clinica (Edizioni Edra), «dovremo pensare a come, tramite un interruttore, possiamo regolare l'intensità delle luce in una stanza. Nello stesso modo, esistono cibi ricchi di principi attivi che, legandosi al dna, attivano certi processi invece che altri. Quello che si modifica non è l'ingegneria del dna, ma solo una piccola porzione dell'espressione di particolari geni: è quella che chiamiamo epigenetica». Per restare giovani, insomma, sarebbe utile conoscere quali sono i cibi miracolosi capaci di attivare i «geni della longevità» e di agire positivamente su metabolismo e difese immunitarie.
Energia colorata
Mantenere la salute regolando la dieta, che è più fisiologica di qualsiasi farmacoterapia, è uno degli obiettivi del team di ricercatori della Fondazione Umberto Veronesi di cui fa parte Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, che ha contribuito a divulgare gli effetti delle antocianine, pigmenti naturali presenti nei frutti di bosco (more, mirtilli, lamponi e fragole), ma anche in uva nera, arance e cipolle rosse, ravanelli e nel riso nero Venere. Rivelatesi ottime per contrastare l'invecchiamento cellulare, le antocianine possono prevenire e rallentare la progressione di malattie cardiovascolari, obesità, tumori e malattie neurovegetative legate all'età.
Come dosarle per ottenere l'effetto preventivo? Basta consumarne 150 g al giorno: l'equivalente di 125 g di mirtilli neri americani oppure di un bicchiere di succo di melograno più un piatto di melanzane alla griglia o, ancora, di 100 g di riso Venere con 50 g di insalata mista e 75 g di fragole. Addirittura, sostituendo il riso bianco con quello nero si ottiene un aumento delle difese antiossidanti e si riducono i fattori che favoriscono lo sviluppo delle placche aterosclerotiche, preservando la salute del sistema cardiovascolare.
Chi non ha testa ha... gambo
Anche il declino cognitivo si può prevenire a tavola, contribuendo a proteggere, con la dieta giusta, la funzionalità dei meccanismi cerebrali. E nel mondo scientifico c'è grande entusiasmo. Mentre un nuovo studio della Federation of American Societies for experimental biology, infatti, approfondisce la capacità del tè verde di migliorare la memoria e di bilanciare i danni causati da una dieta troppo ricca di grassi, un team dell'Università dell'Illinois dimostra come il consumo di vegetali a foglia verde, per esempio spinaci e cavolo, e di uova e avocado, può contrastare l'invecchiamento cognitivo: merito della luteina, una sostanza che si accumula nel tessuto cerebrale ma che il nostro organismo non è in grado di produrre e deve assumere attraverso il cibo.
Le verdure a foglia verde sono proprio tra gli ingredienti di elezione sperimentati al Rush University medical center, negli Usa, per mettere a punto una dieta efficace per rallentare il declino cognitivo e che include, oltre alle verdure, cereali integrali, pollo, pesce, noci e frutti di bosco. Pare che seguendo questo regime alimentare sia possibile «svecchiare» il cervello di 7,5 anni, oltre che prevenire l'Alzheimer. Che sia questo, quindi, l'elisir di una lunga, sana e consapevole esistenza? «I principi generali di buona nutrizione e stile di vita salutare valgono per tutti, però le risposte sono individuali», avverte il dottor Damiano Galimberti. «In realtà, solo i test genetici possono rilevare il particolare assetto genetico di ciascuno e indicare l'alimentazione ideale. Si tratta ormai di semplici analisi salivari fatte con tamponi e, dal più semplice al più complesso, costano dai 30 ai 250 euro».
Doping naturale
Nasce da qui l'idea di una medicina personalizzata con integratori dosati quasi su misura. «Ma è necessario distinguere gli integratori classici con vitamine e minerali dai nutraceutici, che offrono in alta concentrazione quei principi attivi presenti in cibi particolari. La necessità di assumerli deriva dal fatto che è difficile mangiarne nella quantità e nella frequenza utile, e che spesso li roviniamo nella cottura», conclude Galimberti. Via libera, quindi, a nutraceutici contenenti resveratrolo, presente nella buccia dell'acino d'uva, curcumina, zenzero (che ha molte proprietà benefiche), acido quinovico dell'Uncaria tomentosa, una pianta rampicante dell'America del Sud, acido ellagico che si trova in lamponi o melograno, licopene dei pomodori. Sostanze che ci aiuterebbero a gestire geneticamente anche il nostro metabolismo con un'alimentazione intelligente, ponderata e che guarda al futuro.