Il desiderio del «cibo funzionale», ovvero di alimenti con proprietà specifiche per esigenze mirate, è aumentato di10 volte negli ultimi due anni. Tutti, e tutte, a ricercare i benefici di tè verde, bacche di Goji, quinoa. Tutti a imparare a memoria vitamine e minerali di aceto di mele, avocado, kefir. Prima si cercavano le ricette, ora si cerca il «miglior cibo per…» avere più energia, una pelle più luminosa, fare sport e persino essere più intelligenti. La questione, oggi, è tutta nei numeri sonanti del Rapporto Coop 2016 appena presentato. Si scopre che gli italiani, pur essendo i più magri d'Europa, stanno diventando maniaci dei cibi «light e clean» e che oltre un quarto dei connazionali è impegnato in uno specifico regime alimentare. Quali siano le ragioni emotive e sociali che ci spingano a essere fanatici di diete detox non è dato sapere, certo è che il consumo di zenzero, a cui si attribuiscono proprietà antiinfiammatorie, toniche e digestive, è aumentato del 141 per cento, mentre quello di curcuma, altro superfood antitumorale e antiossidante, del 93. E se i consumi alimentari continuano a scendere (siamo tornati come alla fine degli anni Sessanta), per pillole, integratori e beveroni performanti siamo primi in Europa, con un giro d'affari di due miliardi e mezzo. «Bisognerebbe attingere informazioni da fonti autorevoli», dice la dottoressa Elena Dogliotti, biologa e nutrizionista della Fondazione Umberto Veronesi. «Perché se è vero, per esempio, che la scienza ha trovato che la curcuma va ad agire nei meccanismi delle trasformazioni delle cellule tumorali contribuendo alle difese del nostro organismo, è anche vero che, come per molte altre sostanze, quando si va ad amplificarne l'assunzione si può non avere alcun effetto o persino l'opposto. Fare di un cibo una panacea è un errore: il segreto è un'alimentazione vegetale più varia possibile che sfrutti tutte le molecole bioattive presenti». E diciamo anche che a ingannare non è solo l'informazione fai-da-te. Quante volte infatti ci fidiamo del passaparola tra amiche?

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La scienza del passaparola

Così passiamo inverni a fare succhi di melograno per una overdose di acido ellagico e flavonoidi, sostanze antiossidanti con azione antitumorale, e per aumentare il colesterolo buono nel sangue. Ci concediamo con piacere il cioccolato, ma solo se fondente all'80 per cento. Evitiamo come la peste l'olio di palma, controlliamo meticolosamente il residuo fisso dell'acqua minerale e ci facciamo il pesto in casa, sì, ma solo con piantine alte più di dieci centimetri per evitare i danni tossici del metileugenolo. Sugli antociani, poi, abbiamo messo a punto una vera adorazione, che quelli sì che ci regalerebbero l'eterna giovinezza, tanto da venerare il maqui, bacca del sud America nemica assoluta dei radicali liberi. È il superfood che impera. Ma per una ricerca che garantisce miracoli, ce n'è un'altra che riporta con i piedi per terra. Così si scopre che l'olio extravergine ha le stesse qualità dell'esotico avocado; che della melagrana dovremmo mangiare anche la buccia; e che le bacche di Goji non sono tutte uguali, specie se vengono dalla Cina… E allora? «Gli studi sono fatti per scoprire le proprietà dei vegetali di tutto il mondo, ma noi dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo a disposizione. Al posto del maqui, perché non i nostri mirtilli, che oltretutto per arrivare in tavola hanno fatto un viaggio più breve e noi possiamo conoscere come e dove sono stati stivati, trasportati, manipolati? Perché non lo zafferano invece della curcuma? Stesso errore con gli alimenti privi di glutine assunti dai non celiaci: un conto è nutrirsi con prodotti naturalmente gluten free come quinoa o grano saraceno, altra cosa è usare cibi industriali che hanno "sostituito" il glutine con amidi e zuccheri complessi», aggiunge Dogliotti.

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Una tavola equilibrata

Il rischio di cadere in disturbi come l'ortoressia, l'ossessione di cibo sano e regimi alimentari, o la bigoressia, la preoccupazione di avere un fisico muscoloso e perfetto, esiste. Secondo un'indagine promossa da Nutrimente, l'associazione per la prevenzione, cura e conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare, un italiano su tre dice di avere almeno un amico fissato con l'alimentazione e la maggioranza è di sesso maschile. Nutritariani, fruttariani, flexitariani; chi segue la dieta Lemme e chi quella della Mayo Clinic, chi sta attento alla glicemia e chi legge le etichette con la lente per evitare coloranti, conservanti, zuccheri, ingredienti geneticamente modificati. Forse la soluzione è quella proposta da Andrea Segrè, professore di Politica agraria internazionale e comparata all'Università di Bologna e fondatore di Last Minute Market, che insiste su un «cibo medio», ovvero che non cada né negli eccessi degli alimenti industriali, né di quelli a km zero e super bio. Almeno a tavola, meglio farsi una scorpacciata di vario buon senso.