Doccia solare, lettino abbronzante, face tanning lamp: promettono un bel colore in una manciata di minuti, ma la questione sulla loro pericolosità vera o presunta è ancora ambito di discussioni scientifiche.

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Già da diversi anni, questi presidi che riproducono in parte lo spettro dei raggi solari, sono oggetto di speciali attenzioni al punto che, nel 2009, l'International Agency for Research on Cancer (IARC) e l'Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ne sconsigliarono l'uso, classificandole come 'cancerogene del gruppo1', e quindi equiparandole ad altri fattori di rischio (fumo, alcol, amianto).

Inoltre, nel 2011, il decreto ministeriale 12 maggio 2011, n° 110, ha provveduto ad aggiornare la normativa italiana riguardante le lampade abbronzanti, vietando la sottoposizione a questo trattamento a soggetti con patologie dermatologiche che possono essere aggravate dall'esposizione UV, minori di 18 anni, donne incinte, soggetti che soffrono o hanno sofferto di neoplasie della cute, soggetti con fototipo I e II che si scottano facilmente.

La questione, non lasciò indifferente nemmeno l'ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama che, appoggiato dall'American Academy of Dermatology e citando gli studi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che certificano gli effetti cancerogeni delle lampade UV, nella sua riforma sanitaria introdusse un'imposta del 10% agli istituti estetici per ogni trattamento di abbronzatura artificiale.

È vero che lampade, docce e lettini sono dannosi?

Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Mariuccia Bucci, dermatologo plastico e responsabile scientifico ISPLAD (International - Italian Society of Plastic Regenerative and Oncologic Dermatology) .

«Direi di sì, ma soprattutto lo sono l'abuso e l'uso scorretto. Una seduta di 8 minuti ogni 40/60 giorni non è dannosa e può essere un buon metodo per conservare l'abbronzatura estiva o per preparare la pelle a ricevere i primi raggi di sole. Non dimentichiamo l'importanza che ha la tintarella sul nostro umore e sui comportamenti nei confronti del sole: andare al mare con un po' di abbronzatura mette in salvo dall'esposizione selvaggia con l'obiettivo di abbronzarsi rapidamente, anche se non è la quantità di esposizione al sole ma la qualità che stabilisce la bellezza e la durata della tintarella. È invece da condannare l'uso frequente della doccia solare, che può indurre la formazione di tumori e crea foto-invecchiamento precoce», afferma la dermatologa.

Quanto conta la professionalità del centro estetico?

«La scelta del centro estetico è importante: un istituto idoneo deve avere lampade in buone condizioni e personale qualificato che sappia indicare e spiegare l'uso corretto della lampada e i risultati che si ottengono».

Qual è la lampada solare più idonea?

«Ci sono lampade UVA ad alta pressione (l'intensità può essere da 5 a 10 volte superiore al valore massimo di quella solare presente alla nostra latitudine) i cui raggi penetrano a fondo nel derma: regalano un'abbronzatura immediata (i tempi di esposizione vanno da 15 minuti per il viso a 20 per il lettino) ma poco duratura, perché è ottenuta dalla foto-ossidazione della melanina già presente nelle cellule.

Poi ci sono le lampade UV fluorescenti a bassa pressione (miste UVA e UVB con maggioranza di UVB che si fermano tra derma ed epidermide), che garantiscono un'abbronzatura durevole (compare dopo 72 ore dall'esposizione), perché gli UVB attivano i melanociti e inducono la sintesi di nuova melanina, anche se possono scatenare l'eritema. In questo caso è consigliabile utilizzare una crema protettiva. I tempi d'esposizione sono più ridotti, da 6 a 12 minuti circa.

Queste ultime sono le migliori perché emettono uno spettro simile a quello del sole, ma non sono motlo diffuse perché l' abbronzatura compare solo dopo alcune sedute, mentre di solito si preferisce vedere il colorito scuro rapidamente, in una o due sedute».

Chi ha la pelle chiara e soffre di eritemi può usare le lampade?

«Chi ha la pelle delicata e rischia arrossamenti ed eritemi con l'esposizione al primo sole, può fare tre/quattro sedute a cadenza settimanale o quindicinale di lampade a bassa pressione (più lente ma meno nocive) o, meglio ancora, di speciali lampade dermatologiche con dosaggio controllato, personalizzato e graduale. Piccole dosi di raggi UV inducono nella cute sensibile una risposta che gli americani chiamano "hardening", ovvero di "messa in sicurezza". In questo modo si abitua un po' alla volta la pelle al sole, potenziandone le difese naturali nei confronti del primo sole estivo».

Bambini e adolescenti possono usare la lampada abbronzante?

«Ne sconsiglio l'uso a bambini e adolescenti: risulta infatti da uno studio dell'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) che l'esposizione alle lampade prima dei 30 anni, aumenta del 75% il rischio di contrarre un melanoma», conclude Bucci.