Da ex bambina a prodigio ad aspirante regista: per Dakota Fanning, l’attrice rivelatasi in Mi chiamo Sam e La Guerra dei Mondi, l’occasione arriva grazie a un cortometraggio d’autore. Hello Apartment, il 15esimo episodio del ciclo Women's Tales di Miu Miu, ha come protagonista la figlia di Bono Vox, Eve Hewson, ed è stato presentato ieri durante le Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia 2018.

Reduce dal corale Ocean’s 8 tutto al femminile e il successo nella serie di The Alienist, Dakota Fanning oggi si appresta a una delle sfide più importanti della sua carriera: il ruolo nel nuovo lavoro di Quentin Tarantino, Once upon a time in Hollywood, incentrato sul periodo in cui Charles Manson e la sua setta uccisero Sharon Tate. L'abbiamo incontrata al Lido per parlare di cinema, regia al femminile e una sorella molto speciale...

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Iniziamo proprio dal tuo debutto registico. Da dove nasce l’idea?

Da una mia esperienza personale. Lasciato casa, ho iniziato a condividere un appartamento a New York con degli amici, ho riflettuto a lungo su quel periodo fatto di sogni, incontri, speranze, trovando l’ispirazione giusta proprio lì, ma non pensavo potesse diventare un buon soggetto. Poi parlando con la sceneggiatrice abbiamo realizzato che avrebbe potuto funzionare ed è nato questo lavoro, che parla soprattutto del rapporto tra lo spazio e i ricordi, che se vuoi, possono sempre venirti in aiuto. È stata un’esperienza direi spaventosa per certi versi (ride, ndr), ma intorno a me c’è sempre stata però grande libertà e fiducia.

Nella vita hai dovuto viaggiare molto. Dove ti senti veramente a casa?

Odio fare le valigie, partiamo da questa premessa. Ogni volta che mi sposto devo contemporaneamente, a seconda di dove lavoro, ricreare un ambiente protetto. Sono una nomade, fare l’attrice ti mette nelle condizioni di far fronte a ciò che è imprevedibile, lo devi mettere in conto. Per questo fin da ragazza, l’appartamento di cui dicevo prima lo è sempre stato, sapevo che mi aspettava. In questa fase della mia carriera adoro mostrare di me soprattutto il cambiamento, penso sia necessario a un certo punto doverlo fare.

È vero che poi vorresti riprendere l’università?

Sì, ci sto pensando. Ho una tesi già pronta: le donne nei mass media.

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A proposito di questo argomento, sei qui per raccontare l’universo femminile nell’industria cinematografica.

Certe volte mi chiedo chi sono io come artista. Allora rispondo quanto ancora dobbiamo fare, abbiamo uno spazio troppo piccolo entro quali muoverci, per questo dobbiamo insistere, se vogliamo un cambiamento. Io continuo a recitare ed è il modo per sentirmi a mio agio e felice, per dare voce alle mie idee, lì, sul set, il mondo si ferma quasi. Ma basta girarsi e ci sono tante altre come me, donne, registe, capaci di un talento incredibile, basta ricordare Patty Jenkins e Wonder Woman, servono più storie al femminile che possano parlare di inclusione. La pressione sociale genera incertezza e divisioni, è un processo lungo, dobbiamo cambiare il concetto di autorità e coltivare maggior spazio di dialogo tra uomini e donne.

Parlando di cinema, si parla molto del tuo prossimo ruolo, diretta da Tarantino: cosa puoi dirCI?

Faccio la parte di Squeaky Fromme, e la cosa mi eccita molto! È un sogno che si sta lentamente realizzando, è un cast straordinario, da Leonardo Di Caprio a Brad Pitt, Margot Robbie. Mi sono preparata molto sulla cosiddetta Manson Family, leggendo documenti, articoli, sentendo podcast. Amo la possibilità di essere vulnerabile, così posso condividere di più un certo tipo di emozioni e intensità.

Creare empatia e legarsi, con chi ti riesce meglio?

Con Elle, è la sorella migliore che potessi avere. Siamo molto vicine, è la mia attrice favorita, ammiro ciò che è diventata. Più cresco e più la amo, insieme però non parliamo molto di recitazione, tra di noi c’è una relazione fortissima, spesso non serve neanche spiegarsi. Se non è complicità femminile questa...